In merito all’ albo degli amministratori di condominio, arriva il no di Anammi a nuovi costi per gli amministratori. Ecco cosa ha chiesto l’Associazione.

In merito alla possibilità di istituire un albo degli amministratori di condominio, arriva l’appello di l’ANAMMI (Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili) , che dice no a nuove tasse.

La richiesta è giunta nel corso della presentazione del primo “Codice di Condotta Privacy per gli studi amministrazione condominiale”, svoltasi a Roma, con riferimento all’istituzione del nuovo albo per gli amministratori.

Come noto, infatti, l’ANAMMI è capofila del Codice di condotta, al quale hanno aderito altre associazioni del settore.

Tale codice, redatto dall’avv. Carlo Pikler, è diventato un modello di riferimento per la corretta gestione della privacy negli studi di amministrazione condominiale.

Sul tema della privacy, con i cambiamenti apportati dal Regolamento UE, molte cose sono cambiate, obbligando l’amministratore a tenere un registro delle attività di trattamento dei dati personali.

Contestualmente, sono previse delle linee guida sulle attività che esso svolge nel proprio esercizio, al fine di tutelare così i diritti dei soggetti interessati e l’attività dello stesso amministratore.

Secondo Giuseppe Bica, presidente Anammi, il codice rappresenta solo l’inizio di un percorso che dovrà rendere più fluido il sistema.

“La categoria – spiega Bica – dovrà affrontare periodicamente la necessità di adeguare il nostro Codice di condotta alle necessità emerse con la sua attuazione”.

Bica ha poi ricordato come, quando si parla di privacy e condominio, non ci si riferisca solo alla videosorveglianza. La questione è infatti ben più complessa.

“Il tema – afferma Bica – implica una responsabilità di rilievo su molte materie. Tuttavia, anche su questa tematica, possono trovare negli amministratori un punto di riferimento”.

Quel che è certo però è che Anammi si è detta contraria a nuovi costi per gli amministratori di condominio.

Oggi si parla di una proposta di un registro o, addirittura, di un albo, ma questa idea è stata bocciata dalla stessa associazione.

Secondo Anammi si tratterebbe solo di un ulteriore modo per “fare cassa grazie agli amministratori di condominio, rischiando di caricare i nuovi costi dell’albo sui professionisti e, in ultima battuta, sui condòmini”.

 

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