È stato ribaltato dai giudici dell’Appello il giudizio di primo grado sul caso della bimba nata sorda, cieca e tetraplegica: condannate le due ginecologhe. Adesso, il giudice civile dovrà decidere sul risarcimento di 30 milioni di euro, il più alto mai chiesto in Italia.

È stata accertata “la penale responsabilità” delle dottoresse per la grave disabilità di Eleonora Gavazzeni, la bimba nata tetraplegica, sorda e cieca il 3 dicembre 2007 all’ospedale di Rovigo.

Una gravissimo caso di malasanità per il quale la Corte ha ribaltato il giudizio di primo grado, nel quale le due ginecologhe erano state assolte.

Ma il reato ormai è prescritto. E ha dichiarato dunque di non doversi procedere per loro.

La Corte d’Appello ha riconosciuto ai genitori della piccola un primo risarcimento di 250mila euro da parte delle due ostetriche imputate, Paola Cisotto e Cristina Dibello e del responsabile civile, l’Asl 5 polesana.

Adesso, il giudice civile dovrà decidere sul risarcimento di 30 milioni di euro, la somma più alta mai richiesta in Italia.

Grande la soddisfazione di Mario Cicchetti, l’avvocato del padre della bambina.

“La sentenza della Corte d’Appello – dichiara il legale – ribalta l’assoluzione penale di primo grado a Rovigo. Ora verrà immediatamente prodotta davanti al giudice civile di Rovigo Pierangela Congiu che sta decidendo sulla causa di risarcimento danni da 30 milioni di euro”.

Una storia dai contorni drammatici, quella della Gavazzeni. La bimba, al momento del parto, si presentava di fronte, una posizione impossibile per il parto naturale.

Ciononostante, le due ginecologhe avevano tentato per ore di farla nascere senza cesareo e con spinte sull’addome e ventose, causandone anche la frattura del cranio oltre alla grave asfissia e i gravissimi danni neurologici.

In quelle ore in ospedale la bimba nata tetraplegica era rimasta 4 ore in asfissia totale. Inoltre, la perizia dell’assicurazione dell’ospedale rodigino, svolta da Salvatore Alberico, aveva riconosciuto subito i danni causati dalla “gravissima imprudenza, negligenza e imperizia” delle due professioniste.

Non è tutto. All’incontro obbligatorio di mediazione per il risarcimento, la Asl rodigina non si era neppure presentata.

Dopo la assoluzione in primo grado delle due dottoresse, avvenuta nel gennaio 2016, in sede d’Appello la Corte di Venezia ha accolto la consulenza tecnica svolta per il parallelo processo civile.

Ebbene, la perizia in questione ha definito “gravemente negligente” la condotta delle due ginecologhe imputate e la mette in stretta relazione con il danno cerebrale subito dalla bimba nata tetraplegica.

Il giudice di Venezia ne ha poi disposto un’altra ad un collegio di professionisti che a sua volta ha riconosciuto il nesso causale.

In quest’ultima, si afferma che per la Dibello si è trattato solo di “grave imperizia”.

 

 

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