Secondo l’Associazione dei medici per l’ambiente il nostro Paese è uno di quelli più a rischio in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici

Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’Italia “devono far scattare un allarme rosso, perché il nostro Paese è uno di quelli più a rischio”. Ad affermarlo all’Adnkronos è Ferdinando Laghi, vice presidente dell’Isde Italia, Associazione medici per l’ambiente.
“Abbiamo già il record in Ue per la mortalità dovuta all’inquinamento atmosferico, 80-90 mila decessi l’anno”. La nostra posizione geografica, inoltre, agevola i processi di desertificazione e l’arrivo di patologie infettive tipiche delle regioni Sub Sahariane.

“Non c’è più tempo –sottolinea Laghi –  occorre agire e farlo subito per fermare l’innalzamento delle temperature”.

A fine 2018 l’Isde ha pubblicato il position paper ‘Cambiamenti climatici, salute, agricoltura e alimentazione’. Nel documento si evidenzia come, “in un contesto internazionale, l’Italia subisce le maggiori conseguenze in termini di mortalità giornaliera correlata a elevate temperature”. Ciò seppure con ampia variabilità urbana e con effetti negativi più evidenti nelle grandi città (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli), al meridione e durante i mesi estivi.
Secondo l’Associazione, l’incremento in frequenza e intensità delle ondate di calore, associate al progressivo invecchiamento della popolazione, avranno in futuro un significativo impatto sanitario. Nell’estate del 2015 si è registrato un incremento del 13% dei decessi attribuibili alle elevate temperature nella popolazione italiana di età superiore ai 65 anni.

“L’innalzamento delle temperature ha effetti enormi sulla salute”, evidenziano i medici per l’ambiente.

“Le patologie, principalmente cardiovascolari e respiratorie, ma anche del periodo perinatale, metaboliche e cronico-degenerative, sono correlate agli inquinanti atmosferici – evidenzia il position paper – le cui concentrazioni sono strettamente dipendenti dall’utilizzo di combustibili fossili usati per la climatizzazione degli edifici (per esempio ossidi di azoto e carbonio) e dalla formazione di inquinanti secondari (soprattutto particolato secondario e ozono) prodotti dal traffico motorizzato”.
Poi ci sono effetti negativi sulla salubrità degli alimenti, come conseguenza dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, sugli allevamenti, sulla distribuzione delle specie animali.
“La contaminazione della catena alimentare con sostanze chimiche tossiche può derivare sia dall’utilizzo di pesticidi come tentativo di correggere la ridotta produttività agricola che dalla contaminazione del suolo in aree interne in seguito a fenomeni alluvionali – avverte l’Isde -. La contaminazione del suolo può derivare dalla mobilizzazione di sedimenti fluviali e di aree terrestri contaminate con successivo deposito di sostanze tossiche nelle aree alluvionate”.
Per affrontare al meglio le conseguenze dei cambiamenti climatici l’Isde propone l’istituzione di un solo Ministero Salute-Ambiente. “C’è una cosa che oggi come Isde vorremo sottolineare: è che una differenziazione tra i ministeri dell’Ambiente e della Salute non ha più senso: le due cose sono esattamente correlate e devono marciare insieme”.
 
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