Ospedale e Assicurazione verseranno per le cure del piccolo, rimasto cerebroleso dopo la sedazione per un  test audiometrico, una cifra pari a 1,75 milioni

Alla nascita era perfettamente in salute, ma nell’aprile del 2015, ad appena 11 mesi subì danni irreversibili in seguito a un’anestesia per un test all’orecchio. E’ la drammatica storia di un bimbo veneto rimasto cerebroleso per un errore medico che lo ha portato alla paralisi e alla disabilità.

Il piccolo presentava delle presunte difficoltà all’udito che richiedevano un accertamento per mezzo di adeguate analisi audiometriche. I genitori, di origine marocchina ma residenti da anni a Verona, lo avevano portato al Policlinico di Borgo Roma. Nel corso dell’esame, tuttavia, le condizioni del paziente si erano aggravate al punto da farlo finire in coma. Trasportato in Terapia intensiva presso un’altra struttura cittadina, il bimbo si era poi ripeso ma le conseguenze dell’accaduto ne hanno segnato irrimediabilmente l’esistenza.

La vicenda aveva visto l’apertura di un’inchiesta che aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati del medico che praticò la sedazione, accusato di lesioni colpose gravissime.

Secondo il Pm il professionista, agendo con negligenza, imprudenza e imperizia, “cagionava al piccolo lesioni personali dalle quali derivava incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni”. La sua condotta avrebbe provocato “pericolo di vita, indebolimento permanente degli organi, malattia insanabile del sistema nervoso centrale e conseguentemente di vari organi ed apparati”.

L’anestesista, come riportato dal Corriere del Veneto, venne rinviato a giudizio. Nel procedimento entrarono come responsabili civili l’Azienda ospedaliera di Verona e la compagnia assicurativa che copre le responsabilità dei sanitari. Nelle scorse ore, tuttavia, i legali delle parti hanno trovato un accordo extragiudiziale sul risarcimento. Ospedale e Assicurazione verseranno alla famiglia del della giovane vittima una cifra pari a un milione e 750mila euro. Oggi il bimbo ha quattro anni e necessita di un’assistenza continua. Con il denaro ricevuto – spiega il legale di parte civile –  “i genitori potranno provvedere alle cure della loro creatura”.

 

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