Diffuso già in altri paesi europei, il certificato di successione potrà semplificare, snellire e rendere più certa la fase successoria. Ecco di cosa si tratta

Anche in Italia è in arrivo il certificato di successione, un cambiamento che nasce proprio nell’ottica di semplificare le procedure successorie e aumentare le garanzie per i legittimari.

Già largamente diffuso in UE, il certificato di successione, potrebbe davvero rendere le procedure più rapide e sicure.

La sua introduzione nel nostro ordinamento consentirebbe infatti di allineare la normativa italiana con quella europea.

Quest’ultima, come noto, ha emesso un regolamento che mira ad accelerare e semplificare le procedure successorie transfrontaliere e a creare un certificato di successione europeo.

Certificato di successione: cos’è e come funziona

Il documento permetterà di certificare la data in cui si apre la successione, i soggetti chiamati a succedere in qualità di eredi o legati e la consistenza e la composizione del patrimonio ereditario. Inoltre, indicherà i poteri di coloro a cui il de cuius ha conferito il compito di amministrare e dare esecuzione alle sue volontà.

Il certificato deve essere redatto da un notaio, previa verifica della conformità delle dichiarazioni e richiesta di eventuale documentazione integrativa.

Fatto ciò, resta al funzionario pubblico il compito di pagare le imposte dovute e trascrivere il certificato nei registri immobiliari.

I vantaggi di questo strumento sono quelli di snellire tutte le procedure. Esso è infatti destinato a sostituire l’attuale dichiarazione di successione.

Essa attualmente è prevista per solo per ragioni di natura fiscale, senza alcun effetto positivo dal punto di vista civilistico.

Grazie al certificato di successione invece sarà possibile:

  • individuare celermente i beni caduti in successione e i soggetti obbligati a versare le imposte ipotecarie e catastali gravanti sugli stessi per procedere alla successiva fase di liquidazione e versamento;
  • trasmettere telematicamente le informazioni all’Agenzia delle Entrate per l’aggiornamento immediato delle banche dati.

Da non sottovalutare, infine, i suoi effetti probatori. I soggetti indicati nel documento come eredi, legatari o esecutori testamentari si presumono tali fino a prova contraria.

Quanto ai terzi acquirenti che acquistano da chi è legittimato a disporre dei beni in base al certificato, è previsto che il loro acquisto prevalga sui titolari effettivi, tranne nei casi di mala fede o negligenza grave.

 

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