Il Sindacato pronto a far partire una class action, oltre a una denuncia alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Una class action dei medici della dipendenza contro Regioni e Aran, nonché un appello alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. E’ la sfida lanciata dal sindacato dei medici CIMO per il mancato rinnovo del contratto collettivo, atteso da 10 anni.

La denuncia ha il suo principale fondamento nella violazione dei diritti dei lavoratori e nella mancata applicazione delle indicazioni della sentenza della Corte Costituzionale n.178/2015. Tale pronuncia stabiliva come illegittimo il blocco contrattuale dei dipendenti pubblici in atto dal 2010.

“Le iniziative giudiziali nazionali ed europee di CIMO – spiega l’Associazione – chiameranno in causa rispettivamente l’agenzia negoziale ARAN, le Regioni e lo Stato italiano”.

L’obiettivo è ottenere la loro condanna al risarcimento di tutti i danni derivati dalla mancata stipula del contratto per la dirigenza medica e sanitaria. A tale condizione – spiega CIMO – si aggiunge l’aggravante di condizioni di lavoro in costante carenza di organico. E ancora, quella di turni di lavoro spesso insopportabili e non retribuiti quanto alle eccedenze orarie.

Il Sindacato rimarca, in particolare, l’inconsistenza della mediazione dell’ARAN, “che ha tentato addirittura il peggioramento delle condizioni normative del contratto collettivo”. Sotto accusa anche il comportamento poco trasparente delle Regioni rispetto alle risorse da accantonare per legge. “Una condotta delle istituzioni che speravamo fosse solo controversa ma che ora dobbiamo denunciare in sede non solo nazionale ma anche europea”.

“Ci vediamo pertanto costretti – spiega il presidente Guido Quici – a superare la fase del confronto sul tavolo negoziale per la oggettiva inconsistenza dei nostri interlocutori e dell’inesistente volontà di valorizzare il personale dirigenziale medico-veterinario senza il quale – è bene rammentarlo – la sanità pubblica non esisterebbe ed il SSN sarebbe presto schiacciato da un’esuberante imprenditoria privata di settore”.

Il recente sciopero nazionale dei medici non sembra aver sortito gli effetti sperati.

“A questo punto – conclude Quici – sarà un Giudice nazionale a ordinare all’Amministrazione di emendare le proprie (volontarie?) amnesie ed un altro, europeo, a sanzionare lo Stato, le Regioni e gli organi cui è demandata la rappresentanza negoziale per il danno del loro comportamento omissivo nei confronti di coloro che in questi anni di crisi hanno garantito, pur con enormi difficoltà, il servizio sanitario pubblico”.

 

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