Identificati i fattori che possono bloccare la degenerazione dei neuroni, utili per contrastare il Parkinson. La scoperta è del Northwestern Medicine

Un nuovo passo avanti compiuto dalla scienza, per conoscere e contrastare il Parkinson. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica “Science”. Dopo un’attenta osservazione, gli studiosi sono riusciti ad identificare l’origine dalla cascata tossica che porta alla degenerazione dei neuroni. E hanno capito come fermarla.
Basterebbe, infatti, ricorrere ad una terapia a base di antiossidanti, appena si manifestano i primi sintomi della malattia. Così si metterebbe a freno il ciclo degenerativo, e si migliorerebbe la prestazione dei neuroni.
Lo studio ha evidenziato anche un altro dato, da non sottovalutare: i topi con il Parkinson, spesso oggetto di studio, non sarebbero un buon riferimento. Infatti, i neuroni degli animali, non hanno le stesse anomalie rilevate in quelle umane. Pertanto, i dati clinici non sono sovrapponibili.
Gli studi sono iniziati sei anni fa, nel Dimitri Krainc della Northwestern University Feinberg School of Medicine, a Krainc, presso il Massachusetts General Hospital e la Harvard Medical School. E sono terminati a Feinberg, negli ultimi quattro anni.

Le cause del Parkinson

Usando neuroni di malati di Parkinson, i ricercatori hanno identificato una cascata tossica. Le disfunzioni lisosomiali e mitocondriali sono avviate da un accumulo di dopamina ossidata e di una proteina chiamata alfa-sinucleina.
Gli scienziati assicurano che il processo può essere interrotto. Lo strumento sarebbe, dunque, un insieme di specifici antiossidanti che migliorano lo stress ossidativo mitocondriale e riducono la dopamina ossidata.
Una scoperta che accende le speranze, ma che potrà fronteggiare e bloccare il morbo solo con una diagnosi precoce. Da qui, l’esigenza di sviluppare test genetici all’avanguardia, capaci di individuare la malattia sin nel suo embrione. Quando è ancora latente. Prima ancora che i suoi sintomi si manifestino nei pazienti.
 
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