In Italia circa un milione di persone necessita di un intervento cardiochirurgico “classico” per la sostituzione valvolare, almeno un terzo non è operabile a causa di un eccessivo rischio operatorio.

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Nel mondo, dopo i 75 anni, più di una persona su otto soffre per il malfunzionamento delle valvole cardiache, generalmente legato al loro invecchiamento e favorito da patologie quali l’ipertensione arteriosa e l’ischemia coronarica cronica.

Questi pazienti, quindi, in mancanza di intervento, hanno un’aspettativa di vita di 1-2 anni, mentre oggi, sottoponendoli a “tecniche interventistiche percutanee mini-invasive”, rilevate sicure e ben tollerate da ormai numerosi studi internazionali, specie, appunto, per la non necessità di eseguire l’intervento in condizioni di “anestesia prolungata” e mediante la “apertura del torace”, possiamo allungarla anche fino a dieci anni, in assenza di altre patologie, restituendo anche un livello di “qualità di vita” assolutamente adeguato.

«La tecnica interventistica percutanea mini-invasiva di sostituzione “funzionale” della valvola aortica, in particolare, è una procedura estremamente efficace per i pazienti che non possono essere sottoposti ad un intervento cardiochirurgico “classico” di sostituzione della valvola malata – ci riferisce il professore Igino Genuini specialista in cardiologia – presso il Dipartimento di Malattie Cardiovascolari e Respiratorie del Policlinico Umberto I, tale procedura è ormai eseguita regolarmente dal 2010 e i risultati, in termini di adeguato recupero funzionale cardiaco, relativi a circa 150 pazienti, risultano elevati e allineati con quelli dei migliori Centri nazionali ed europei.

In particolare, la stragrande maggioranza dei pazienti ricoverati presso la Unità di Terapia Intensiva Coronarica del Dipartimento, dopo l’esecuzione dell’intervento, non ha mai presentato complicazioni che non fossero legate ad aspetti “indipendenti” dalla tecnica interventistica percutanea». Il programma lanciato in occasione del Congresso della Società Italiana di Cardiologia del 2014, costituirà uno dei temi più  importanti anche del prossimo Congresso, che si terrà a Roma dall’11 al 14 dicembre 2015.

In Italia, però, la terapia transcatetere delle valvulopatie non gode ancora di un pieno riconoscimento da parte del Servizio Sanitario e spesso l’accesso a queste procedure è regolato dalle decisioni assunte dalle singole Regioni, che, spesso, sono anche causa di notevole mobilità interregionale. Per tale motivo, la Società Italiana di Cardiologia ha istituito il Programma “One valve life” per favorire una corretta informazione, promuovere la diffusione della terapia transcatetere e garantirne l’accesso ai pazienti che necessitano di un siffatto intervento alle valvole cardiache.

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