Il decreto semplificazione prevede l’interruzione dell’attività libero professionale intramoenia in caso di superamento dei limiti temporali previsti per l’erogazione di prestazioni ambulatoriali e ricoveri

“Escludere l’applicazione del decreto semplificazione ai casi in cui le cause delle liste d’attesa istituzionali fossero legate a problemi organizzativi o alla carenza di personale”. E’ la richiesta avanzata al Ministro della salute e a tutti i parlamentari dall’Anaao Assomed. L’appello nasce dalla volontà di evitare “una militarizzazione dell’istituto con l’intervento di carabinieri e guardia di finanza”. Per il Segretario nazionale dell’Associazione, Carlo Palermo, si finirebbe infatti col gettare discredito su una categoria impegnata a garantire il diritto alla salute dei cittadini.

Il decreto semplificazione prevede, infatti, l’interruzione dell’attività libero professionale intramoenia in caso di superamento dei limiti temporali previsti per l’erogazione di prestazioni ambulatoriali e ricoveri. “Le liste di attesa – sottolinea Palermo – rappresentano una caratteristica strutturale di tutti i sistemi sanitari pubblici, universalistici e solidali”. In tali sistemi, “il tempo di accesso ai servizi, e non la disponibilità a pagare, ha il ruolo di trovare un equilibrio tra domanda e offerta”.

Per l’Anaao, affermare che il meccanismo della libera professione intramoenia impedisce ai cittadini l’accesso equo ai servizi costituisce un pregiudizio molto lontano dai dati reali.

“Dove lo mettiamo il rilevante taglio delle risorse destinate al finanziamento del SSN dal 2009 ad oggi? I 37 miliardi di tagli certificati da varie fonti non incidono sui diritti dei cittadini? I pensionamenti senza turn over con la perdita di almeno 60.000 unità di personale dal 2009 al 2018, di cui circa 9000 sono medici, le gravidanze e le assenze per malattie prolungate lasciate senza sostituzioni, il massiccio taglio dei posti letto (- 71.000 dal 2000), non degradano l’organizzazione dei servizi e non prolungano le liste d’attesa? Nessuno ha mai sentito parlare di taglio delle sedute operatorie in elezione, magari negli ultimi mesi dell’anno, per evitare deficit di bilancio? Quanto pesa tutto ciò sui tempi d’attesa? Meno del diritto a effettuare la libera professione? E perché mai una realtà così eclatante non è considerata nei provvedimenti legislativi in corso di approvazione nei rami del Parlamento?”

Perché dunque, domanda Palermo, i medici dovrebbero pagare, con la sospensione di un proprio diritto, colpe legate a problemi organizzativi e alle politiche di riduzione dell’offerta di prestazioni sanitarie praticate da aziende sanitarie e regioni a causa del de-finanziamento del SSN?

Peraltro, sottolinea l’Anaao, bloccando la libera professione intramoenia, il problema delle attese non sarebbe superato.

Le cause reali, in particolare la carenza di personale e di investimenti in tecnologie e strutture, richiedono tempo e considerevoli risorse economiche per essere rimosse. Al cittadino, quindi, non rimarrebbe che rivolgersi al privato puro.

“In realtà, la libera professione intramoenia – evidenzia Carlo Palermo – se ben gestita, rappresenta un valore aggiunto per le aziende”. Attraverso questo istituto si possono attivare programmi di produttività aggiuntiva dei propri professionisti finalizzati alla riduzione, almeno parziale, delle liste d’attesa. E sempre questo istituto permette al cittadino l’accesso diretto alla prestazione diagnostica con il pagamento del solo ticket. La differenza, infatti, qualora i tempi d’attesa fossero superiori ai limiti normativi vigenti è in carico all’azienda sanitaria.

 

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