Una cura sperimentale condotta a Londra su due pazienti di 80 e 86 anni affetti da degenerazione maculare ha dato buoni risultati. Grazie alle staminali i due hanno recuperato parte della vista.

Nuove frontiere nella cura della degenerazione maculare. Una tecnica innovativa utilizzata a Londra ha permesso a un uomo di 80 e a una donna di 86 anni affetti dalla forma “umida acuta” della malattia di recuperare parte della vista.

I due anziani colpiti da degenerazione maculare legata all’età hanno recuperato parte della vista grazie a una sperimentazione con cellule staminali embrionali. L’esperimento è stato descritto in un articolo pubblicato dalla rivista Nature Biotechnology.

Ma cos’è la degenerazione maculare?

Questa grave patologia colpisce la macula, la zona centrale della retina, che è composta da due tipi di cellule nervose sensibili alla luce, dietro alle quali c’è uno strato di cellule nutrienti chiamate epitelio pigmentato retinico.

Quando quest’ultimo inizia a “degenerare” si verifica una progressiva perdita della vista.

Adesso, i ricercatori del Moorfields Eye Hospital di Londra hanno indotto cellule staminali embrionali a differenziarsi in cellule di epitelio pigmentato retinico.

Dopodiché, le hanno inserite in una striscia sottilissima composta da un solo strato di cellule e l’hanno applicata, come se fosse una specie di cerotto, sulla retina di uno dei due occhi.

I due pazienti sono quindi passati dal non poter leggere al riuscire a vedere e leggere circa 20 lettere al minuto dall’occhio operato.

I due pazienti sono stati seguiti per un anno e non sono stati osservati effetti indesiderati.

Visti gli ottimi risultati raggiunti, il trattamento ora verrà proposto ad altre 8 persone.

Secondo Michele De Luca, direttore del centro di medicina rigenerativa dell’università di Modena e Reggio Emilia si tratta di un risultato importante.

“Il recupero descritto – prosegue De Luca – equivale a circa due decimi, il che, per chi non vede nulla fa una differenza notevole. Molto significativo anche che dopo un anno non ci siano stati effetti avversi importanti, anche se certamente non basta a sancire la sicurezza assoluta del trattamento visto che si tratta di staminali embrionali”.

Insomma, risultati molto positivi, ma è bene andarci cauti.

“Altri aspetti da rilevare in questa sperimentazione sono di tipo tecnico. – prosegue l’esperto – Il primo è che è stato utilizzata la strategia del foglietto, mentre in un precedente esperimento condotto negli Stati Uniti erano state usate cellule “sparse” e non avevano dato buoni risultati”.

Il secondo aspetto evidenziato “è l’utilizzo di cellule embrionali, che da noi non è consentito. In teoria si potrebbero usare anche le cellule Ips, che sono staminali ottenute dalla conversioni di cellule adulte però con quelle non abbiamo ancora sperimentazioni”.

Pertanto, De Luca evidenzia dei limiti a tale tecnica nel nostro Paese. Non solo.

“Un possibile limite della sperimentazione (oltre all’esiguo numero di pazienti e al tempo di osservazione limitato) è che è stata condotta su casi di degenerazione maculare umida acuta, ma ci sono anche la degenerazione maculare umida cronica e quella secca, che sono diverse, quindi è presto per parlare di una nuova cura per questo grave e diffuso problema della vista”.

 

 

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