Aumentano le denunce di donne medico penalizzate in gravidanza sui luoghi di lavoro. Ben 41 le segnalazioni per mobbing all’Ordine dei medici

Sempre più donne medico penalizzate in gravidanza e un incremento dei casi di mobbing in corsia. La denuncia, anzi, le denunce partono da Milano. All’Ordine dei medici, infatti, sono giunte ben 41 segnalazioni di donne medico penalizzate in gravidanza da atti deliberati di mobbing.
Gli episodi sono avvenuti sia in ospedali pubblici che in strutture private. E sono stati segnalati da donne medico penalizzate in gravidanza, come se questo fosse una colpa.
E il quadro che emerge è dei più sconfortanti.
Professioniste alle prese con discriminazioni, mobbing, assunzioni promesse ma congelate giusto quando il pancione inizia a crescere.
È la denuncia fatta dall’Ordine dei medici di Milano insieme con Carolina Pellegrini, consigliera regionale di parità.
Pellegrini ha deciso di prendere in mano carta e penna e rivolgersi direttamente all’Ordine.

La lettera, indirizzata a tutti i direttori degli ospedali regionali (sia pubblici sia privati), è stata inviata per richiamare l’attenzione sul rispetto della normativa.

Che, sulla carta, tutela le donne in maternità, impedendone il licenziamento fino al compimento del primo anno di vita del bambino. Ma, come dimostrano le segnalazioni ricevute, viene disattesa.
L’Ordine, che rappresenta 27mila camici bianchi milanesi, ha fatto il punto sulla situazione durante un convegno organizzato al Pirellone.
Obiettivo primario è portare alla luce sempre di più i casi di donne medico penalizzate in gravidanza nei loro luoghi di lavoro.
“Per cercare di inquadrare il fenomeno – dice il presidente dell’Ordine, Roberto Carlo Rossi – abbiamo deciso di creare un osservatorio ad hoc, a cui le donne medico potranno inoltrare le loro denunce”.
Un problema importante, tenuto anche conto del fatto che le donne superano gli uomini a livello numerico in corsia.
In Italia le donne medico sono oltre 40mila.

Tra le 41 segnalazioni di cui l’Ordine si è occupato, 24 riguardavano donne medico che, in procinto di essere assunte dopo anni di precariato, hanno visto il contratto promesso entrare in stand-by. Congelato, di fatto, a causa della gravidanza.

Nei casi più gravi di mobbing, i contratti sono stati interrotti. È il caso dei contratti “libero professionali”, molto diffusi nella sanità lombarda (soprattutto negli ospedali privati).
Con questi contratti, il medico lavora in ospedale, facendo turni e guardie al pari dei colleghi regolarmente assunti. Ma viene pagato a ore, fatturando tramite partita Iva.

Zero tutele e abbattimento dei costi per la struttura.

Non è un caso, allora, che tra le segnalazioni arrivate all’Ordine, solo tre abbiano riguardato problemi legati alla maternità di lavoratrici a tempo indeterminato.
In tutti gli altri casi, le segnalazioni provenivano da lavoratrici precarie.
In dodici casi, la donna ha avuto problemi ad avere il congedo parentale, in cinque non sono invece state rispettate le norme che prevedono che, durante la gestazione, la lavoratrice non debba svolgere mansioni gravose o insalubri.
“I racconti che abbiamo ricevuto negli ultimi anni – dice Maria Teresa Zocchi, consigliera dell’Ordine dei medici e referente per la Commissione pari opportunità dell’ente – di fatto confermano i dati statistici. Oltretutto, in diversi di questi 41 casi ci è stato raccontato che oltre alla situazione personale segnalata, i casi di discriminazione erano ripetuti all’interno della stessa struttura nei confronti di altre colleghe. Purtroppo, però, la maggior parte non venivano segnalati, visto il timore che questo potesse comportare delle ripercussioni sulla carriera”.
Quindi, sulle 41 segnalazioni fatte, nessuna è sfociata in denuncia.
Per paura di perdere il posto.
“Un’ulteriore conferma della difficoltà di fare emergere il fenomeno”, riflette Zocchi.
 
 
 
 
 
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