In una intervista, torna a parlare la dottoressa violentata in guardia medica durante il turno di notte, ormai due mesi fa

È tornata a parlare la dottoressa violentata in guardia medica due mesi fa a Trecastagni, in provincia di Catania. Un caso, il suo, che aveva indignato e fatto discutere per i rischi cui sono esposti i sanitari – vittime di continue aggressioni – ma soprattutto le donne medico.
Ora, Serafina Strano, la dottoressa violentata in guardia medica, affida le sue parole a un’intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione”.
E per la prima volta rivela il suo nome.
La donna era stata aggredita durante il turno notturno nella guardia medica da un paziente, il 26enne Alfio Cardillo, che l’aveva tenuta segregata per tre ore, violentandola.

Ma cosa è successo dopo quella sera?

“Solo Laura Boldrini mi ha chiamato, per il resto c’è stato un silenzio assordante”.
Un silenzio che la dottoressa ha avvertito ancora più forte da parte del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“Sono molto rammaricata del suo atteggiamento”, ha affermato la donna.
“Ha fatto delle dichiarazioni formali subito dopo la vicenda e non si è degnata neppure di telefonarmi. Si è limitata alla buffonata dell’invio degli ispettori ministeriali”.
E anche sull’ispezione del ministero, la dottoressa violentata in guardia medica ha molto da dire.
“Sei ispettori, a spese dello Stato, a controllare un tugurio su cui, dalla mattina, erano partite le pulizie generali – afferma la donna nell’intervista – Hanno ripulito in poche ore un posto schifoso, cambiando gli estintori scaduti da tre anni e la tavoletta della tazza del water, l’unico funzionante e, peraltro, fuori norma. Questa ispezione annunciata l’ho vissuta come un’altra violenza”.

Per lavorare bene, in serenità, secondo la professionista “servono guardie armate, vigilantes, le mie colleghe sono terrorizzate perché le aggressioni continuano”.

La dottoressa poi, se la prende anche con Maria Elena Boschi, che poco tempo fa era a Taormina per il G7 delle Pari Opportunità.
“Un’inutile passerella – così la definisce il medico – Come crede che mi sia sentita quando vedevo lei e le sue colleghe passeggiare e sorridere accanto al mare?”.
E mentre la dottoressa ha chiesto il trasferimento altrove, ha avviato un difficilissimo percorso di recupero psicologico per superare il grave trauma che ha dovuto subire.
 
 
 
 
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