Il Ministro della salute replica all’allarme dei sindacati riguardo a una possibile emorragia di medici con le nuove regole pensionistiche

“I sindacati cosa vorrebbero? Che i medici continuino a lavorare affaticati nonostante l’età media sia fra le più alte in Europa? Non mi sembra corretto. Mi sembrano lacrime di coccodrillo. Non è facendoli lavorare fino a 70 anni che si risolve il problema, ma facendo entrare i giovani. Rivediamo quindi il numero chiuso che non è più adeguato ai tempi”. Così il ministro della Salute, Giulia Grillo, sull’allarme lanciato dall’associazionismo sindacale rispetto alla possibile emorragia di medici con l’introduzione della pensione Quota 100. “Bisognava pensare prima che abbiamo una classe medica vecchia” ha aggiunto il ministro sottolineando la necessità di un ricambio generazionale. L’età media dei camici bianchi italiani è pari a 54 anni e questo, ha aggiunto Grillo, “non è assolutamente possibile”.

Da qui la necessità, secondo la titolare del dicastero della Salute, di riformare il numero chiuso e le Scuole di specializzazione. “Siamo gli unici in Europa ad avere ancora studenti di Medicina di 25 anni. Facciamoli entrare direttamente nel mondo del lavoro. Siamo pronti per una riforma – ha concluso Grillo – però basta lotte corporativistiche, perché il corporativismo rischia di distruggere la sanità pubblica”.

Alle dichiarazioni di Grillo ha risposto, attraverso le pagine di Quotidianosanita il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo. “Sono basito – ha dichiarato -. Come si fa a dire che si piangono lacrime di coccodrillo su un problema che denunciamo alla politica dal 2010 e su cui abbiamo sviluppato ben 5 studi ad hoc, dal 2011 a oggi, che hanno fornito elementi di valutazione della realtà e proposte per superare il fenomeno della carenza di medici. Un fenomeno quale nessun politico ha dato risposte con il rischio di affossare il sistema”.

“Il Ministro – aggiunge Palermo – dimentica che in questi anni c’è stato un blocco delle assunzioni e il problema non è il numero chiuso a medicina perché già oggi abbiamo ben 10mila medici che vogliono entrare in specializzazione e vivono in un limbo formativo. Non solo, dal 2019 al 2023 arriveranno alla laurea circa 52mila medici ai quali si sommeranno i 10mila. A conti fatti avremo circa 62mila medici. Per cui non mancano i medici da assumere. Mancano le borse di specializzazione, sono attualmente 7mila e ce ne vorrebbero almeno 10mila; mancano i posti per il corso di formazione in medicina generale. Su questo dobbiamo andare a incidere, non sul numero chiuso in medicina. Questa è solo una proposta demagogica che non risolve il problema anche perché le facoltà universitarie di non sarebbero neanche in grado di accogliere un ingresso massiccio di nuovi iscritti”.

 

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