Intesa Stato Regioni sul “Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale”

Incontinenza urinaria e  fecale rappresentano condizioni cliniche che compromettono la qualità della vita con una restrizione della partecipazione alla vita sociale. Nel caso di persone non autosufficienti, inoltre, aumentano significativamente il carico di lavoro per i caregivers. E’ quanto sottolinea l’Accordo Stato Regioni relativo al “Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all’ incontinenza urinaria e fecale”.

L’incontinenza urinaria, nel nostro Paese, riguarda più di cinque milioni di cittadini, in prevalenza donne di età superiore ai 45-50 anni. L’incontinenza fecale, invece, interessa circa due milioni di italiani.

Si tratta di patologie che comportano alte spese per il Servizio sanitario nazionale e per il cittadino, per i costi diretti e indiretti. Nei soggetti affetti da patologie neurologiche, peraltro, l’incontinenza urinaria rappresenta l’espressione clinica di una disfunzione neurogena a carico dell’apparato vescico-uretrale che può essere causa di morte o di gravi complicanze.

L’Accordo Stato Regioni, per far fronte a tali criticità, prevede sei priorità.

Si parte dalla costituzione in ogni Regione di una Rete di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza di primo, secondo e terzo livello.

Il documento individua poi la necessità di attivare e implementare Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) finalizzati a garantire la presa in carico totale della persona incontinente.

Occorre, inoltre, un nuovo approccio al tema della erogazione dei farmaci. Il tutto alla luce delle evidenze scientifiche e della comparazione con la situazione negli altri Paesi europei e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica,

Un’ulteriore necessità è rappresentata dalla predisposizione di linee di indirizzo per una razionale utilizzazione dei dispositivi medici di tipo chirurgico complessi.

Allo stesso modo si evidenzia l’esigenza di ottimizzare e razionalizzare il percorso di fornitura di dispositivi medici monouso per incontinenza già a partire dalla prescrizione

Infine, nell’accordo viene caldeggiata l’attuazione di campagne di educazione e sensibilizzazione sui temi dell’ incontinenza. In particolare, di iniziative che affianchino la “Giornata nazionale per la prevenzione e cura dell’incontinenza” del 28 giugno istituita dal ministero della salute.

Con specifico riferimento ai Centri che dovranno essere organizzati nelle Regioni, il documento prevede un differenziazione per tre livelli.

Al primo livello appartengono le strutture che offrono servizi ambulatoriali di primo riferimento per i medici di medicina generale e per gli specialisti del territorio. Tali Centri devono assicurare la presa in carico dei pazienti da parte di un team multidisciplinare e interprofessionale. Devono avere la disponibilità di attrezzature per l’esame clinico, urodinamico e per la riabilitazione, nonché essere collegati a strutture per il trattamento chirurgico a minore complessità. Infine, devono essere col1egati a uno o più centri di secondo livello e al centro di terzo livello per la gestione dei casi complessi.

I Centri di secondo livello sono “Centri mono-specialistici di riferimento”, chiamati a dare una risposta all’esigenza di una gestione “specializzata” del problema. In essi confluiscono tutti quei casi che non hanno trovato una soluzione soddisfacente dalla gestione di primo livello. Devono essere dunque strutture in grado di garantire una diagnostica avanzata e terapie chirurgiche “maggiori”.

I Centri di terzo livello, infine, sono strutture di Neuro-urologia con una altissima specializzazione nel trattamento dell’incontinenza e di disfunzioni dell’area pelvica maschili e femminili. Hanno un approccio multidisciplinare integrato e collegiale con la possibilità di effettuare le terapie chirurgiche più complesse, quale ad esempio la neuromodulazione sacrale. Devono essere dotati di una propria autonomia con la previsione di almeno 8 posti letto dedicati.

 

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