Chiuse le indagini relative al decesso di una bambina di 12 anni, morta a causa di una ipertermia maligna insorta in occasione di un intervento ortopedico per la ricomposizione di una frattura al femore. Iscritti nel registro degli indagati due anestesisti
La Procura di Bari ha chiuso le indagini sul decesso di una 12enne, morta nel settembre del 2017 a Bari a causa di un’ipertermia maligna. La bambina, di origini colombiane, secondo quanto raccontato dai genitori era stata portata al Pronto soccorso del Policlinico dopo una caduta. Indirizzata all’ospedale pediatrico Giovanni XXII era stata operata per la ricomposizione di una frattura al femore. Da quell’intervento, tuttavia, non si sarebbe più svegliata. Nel giro di poche ore era sopraggiunto il decesso.
La magistratura aveva aperto un fascicolo sul caso, disponendo l’acquisizione delle cartelle cliniche e lo svolgimento dell’esame autoptico. L’attività investigativa ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di due medici del reparto di Anestesia e Rianimazione, tra cui il primario. Il reato loro contestato è di omicidio colposo in concorso.
Secondo l’ipotesi accusatoria l’anestesista avrebbe utilizzato per la sedazione della paziente un farmaco controindicato in determinate situazioni, come in caso di patologie congenite.
Gli esami pre-operatori, infatti, avrebbero rilevato alcuni valori alterati “chiaro indice di miopatia” che, interagendo con i farmaci dell’anestesia, avrebbe causato l’ipertermia maligna. Secondo gli inquirenti, il medico avrebbe dovuto monitorare costantemente la temperatura corporea e interrompere l’intervento.
Il primario, poi, intervenuto ad operazione conclusa, avrebbe erroneamente diagnosticato una “tromboembolia polmonare”, ritardando così di tre ore “la somministrazione alla bambina del farmaco salvavita”.
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