Senza un ripensamento radicale a rivalutare la formazione e la cura della persona fin dall’infanzia, l’unica vera rivoluzionaria controtendenza sarà rappresentata dalla ricerca della nostra essenza per la nostra sopravvivenza

In questa disorientante babele di nuova generazione le sole indicazioni per uscire dalle secche dell’imbarbarimento crescente dei nuovi costumi culturali e dei nuovi stili del vivere quotidiano, risiedono nel ripensare ad un compromesso fra la tradizione del passato e le nuove frontiere del presente,  proiettate ad un futuro sostenibile che fondi le sue radici nella rinascita e rivalutazione del concetto di Persona e della Formazione integrale ed integrata della persona fin dall’infanzia PROTEZIONE/PREVENZIONE UNDER 18: FORMAZIONE INTEGRALE ED INTEGRATA DELLA PERSONA .

Per fare questo è necessario creare alleanze intergenerazionali fra le principali agenzie educative, cioè fra la Famiglia e la Scuola,  per suscitare le sinergie necessarie a riconoscere e distinguere le fake resolutions di stake-holders sponsorizzati dal potere, dalla gestione oculata e competente di team di esperti e professionisti, disposti ad operare in modo multidisciplinare con interventi integrati, scientificamente misurabili.

Non un universo indistinto di esperimenti dilettantistici in cui  le diverse forme dell’arte, da quella musicale, sportiva, teatrale, ludico-intrattenitiva, vengono ricondotte a categorie scientifiche per fare screening su disturbi dell’apprendimento, del comportamento, della personalità, non sottoposte che al giudizio incompetente dell’indistinto pubblico di fruitori della rete.

L’intrattenimento e la creatività costituiscono un binomio vincente per positivi risvolti nel campo del sostegno alla persona e sono in grado di incrementare il benessere psico-fisico,  se concepiti come complementari  ad attività di prevenzione e trattamento in campo clinico ed assistenziale,  che si basano su metodologie e procedure che possano vantare un minimo di scientificità e garantiscano così la verificabilità delle procedure e la riproducibilità dei risultati ottenuti.

E’ la cura della persona fin dall’infanzia, affrontata tenendo conto di tutti gli aspetti costitutivi e delle potenzialità attitudinali, del temperamento, del carattere,  dell’intelligenza di ognuno che concorre allo sviluppo corretto ed equilibrato della personalità e quindi, in ricaduta, determina l’abbassamento delle situazioni di emergenza per quanto riguarda l’ambito familiare, scolastico e sociale.

Analizzando le contraddizioni che sono state e sono alla base degli attuali fallimenti possiamo, senza possibilità di smentita, osservare che se la formazione del bambino nella primissima infanzia, viene affidata al precoce utilizzo prolungato e continuativo di dispositivi digitali questo possa compromettere non solo il suo sviluppo cognitivo e intellettivo, ma anche quello relazionale.

Se viene destituita l’importanza di favorire in quella fascia di età una corretta educazione ai sentimenti, alle emozioni, alla reciprocità, al rispetto della propria persona e dell’altro da sé, questo può nel tempo preludere facilmente a una considerazione futura disvaloriale dell’altro, specialmente se più fragile, diverso,  purtroppo forse “non troppo diverso” dal bersaglio da abbattere, presente nei tanti videogiochi, molti dei quali estremamente violenti, presenti in rete.

E’  pur vero che questa è soltanto una delle diverse interpretazioni alla base delle trasformazioni socio-bioantropologiche della post-modernità nell’era dominata dall’uso incontrastato e pervasivo della tecnologia digitale di cui si è detto. Ma è pur altrettanto vero che si è  per questo motivo andata consolidando sempre più la tendenza a sottomettere al dominio del mondo virtuale e digitale quei  valori che fino all’avvento del digitale sono stati in grado di arginare quegli istinti, quelle pulsioni  e quegli appetiti insaziabili, presenti nella natura umana, che il tramonto di una certa spiritualità ha fatto trionfare proprio attraverso una globale rappresentazione virtuale di questi disvalori, assurti a nuovi modelli valoriali dell’era del virtuale.

E da questi sono stati fatti discendere come accettabili,  decretandone   l’affermazione,  modelli culturali, stili di vita e comportamenti che sono divenuti leciti o non leciti sulla base dei giudizi  emessi dal tribunale mediatico della rete virtuale. Un tribunale dove scorrono tante verità quante se possono contare attraverso le opinioni espresse dai vari influencer che dettano le nuove regole in cui l’unicità di ognuno di noi è ricondotta alla distinzione di uno solo: l’influencer che siede sul trono del non senso e della superficialità, dell’apparire e della inautenticità.

Lo scardinamento degli ancoraggi ai valori ed ai principi universali della tradizione cristiana e dell’occidente che fino alla fine del secolo scorso hanno avuto la funzione di ricondurre ad una visione etica condivisa della vita e dei rapporti personali ha determinato la morte dell’etica e con essa, anche la fine dei valori condivisi in grado di arginare le passioni e gli istinti.

La globalizzazione e l’avvento del digitale hanno perfezionato il disfacimento di qualsiasi orientamento valoriale in grado di sviluppare interpretazioni confluenti sul consenso della ragione e della verità, della reciprocità e del  rispetto, del diritto e della giustizia. In questa nuova rappresentazione del mondo, così poco rassicurante,  ci meravigliamo ancora che fiorisca ogni forma di violenza, anche in età molto precoce, che proprio nei luoghi deputati all’educazione e alla formazione dei bambini, ragazzi e adolescenti  si moltiplichino episodi sempre più frequenti di bullismo e cyberbullismo; che le agenzie educative per eccellenza, la famiglia e la scuola, anziché essere alleate nella missione delle missioni: lo sviluppo delle giovani generazioni,  si sferrino attacchi preoccupanti e ricorrenti di violenza, anche fisica, ognuna in nome del proprio orgoglio personale e non dei comuni diritti-doveri; che in nome dei cattivi esempi, presenti proprio nei luoghi deputati all’educazione e alla formazione, giovani adolescenti delusi e depressi ricorrano alle armi per gridare tutta la loro disperazione, attuando stragi negli stessi luoghi in cui non hanno trovato guide credibili, ma solo cattivi esempi; che un’incontenibile voglia di protagonismo, praticata come lo sport preferito da tutti, a livello virtuale e non solo, abbia seppellito, insieme al rispetto della privacy propria ed altrui, anche la dignità e il rispetto del proprio corpo e della propria sessualità, facendoli prima oggetto di commercio e di scambio, e dopo motivo di una insostenibile vergogna che giustifica il suicidio, sacrificandolo tutto sull’altare di un bisogno edonistico che diventa la priorità della propria esistenza.

In questo vortice di banalità e di brutalità, di vizi diventati virtù, di malcostume divenuto stile di vita che fa tendenza, di comportamenti immorali adottati come buoni esempi da seguire, dove le regole e le leggi servono soltanto per praticare l’ingiustizia e legittimare ogni forma di devianza, è difficile continuare a credere e sperare in un evoluzione della civiltà ed in un progresso senza fine.

Senza un ripensamento radicale a rivalutare la formazione e la cura della persona fin dall’infanzia, alla luce della rappresentazione di una società perduta nella propria dissoluzione dei costumi e dei comportamenti, l’unica vera rivoluzionaria controtendenza sarà rappresentata dalla ricerca della nostra essenza per la nostra sopravvivenza.

Dott.ssa Mara Massai

Sociologa, Dottore di ricerca in Criminologia

Esperta in Tecniche Investigative in Criminologia e Vittimologia

Project Manager

Presidente di AS.SO.GRAF. (Associazione Culturale di Sociologia e Grafologia)

 

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