La Cassazione ha fornito chiarimenti nel caso in cui un medico non prescrive esami più approfonditi cagionando un danno al paziente

Si può parlare di negligenza se un medico non prescrive esami più approfonditi cagionando un danno al paziente?
Per la Cassazione che si è espressa a riguardo con la sentenza n. 26517/17, è evidente la negligenza del medico che non ha ritenuto necessario valutare con più attenzione il problema lamentato dal paziente.
Nel caso di specie, un dermatologo è stato condannato “per non aver suggerito o ordinato esami più approfonditi, ovvero per non avere fornito la prova, che alla data in cui visitò il paziente, questi non presentava alcun sintomo tale da suscitare nemmeno il più piccolo sospetto che fosse affetto da una patologia tumorale”.

Un paziente si era infatti presentato da lui con un dolore alla bocca. Ma quel fastidio era il primo segnale di una patologia tumorale.

Se il medico non prescrive esami più approfonditi, dunque, può essere riconosciuto – come in questo caso – un risarcimento dei danni per i familiari.
Nel caso di specie, per i giudici la storia clinica del paziente al momento della prima visita eseguita, avrebbero dovuto allarmare il professionista.
I sintomi del soggetto, inoltre, avrebbero dovuto indurre il medico almeno a sospettare la possibilità dell’esistenza di un epitelioma, disponendo esami più approfonditi.
I ricorrenti nel 1994 sono convenuti dinanzi al Tribunale di Viterbo. Qui hanno esposto che a novembre del 1990 il paziente era affetto da un epitelioma alle mucose buccali. Quando si era fatto visitare dal dermatologo, questi non si è reso conto della natura maligna della sua malattia. La patologia, progredendo, lo ha condotto alla morta.
I familiari del paziente hanno quindi chiesto il risarcimento dei danni patiti in conseguenza della morte del loro congiunto.
La Corte d’appello di Roma ha ritenuto che la storia clinica del paziente e i sintomi che aveva mostrato al momento della prima visita eseguita avrebbero dovuto senza dubbio spingere il professionista ad approfondirei.

Secondo la Corte d’appello, dunque, l’esecuzione di un esame istologico avrebbe permesso di accertare l’esistenza della malattia molto prima di quanto effettivamente avvenuto.

La Corte di Cassazione ha quindi affermato che, in tema di responsabilità medica, non è onere del paziente che subisce il danno provare la colpa del medico, ma è onere di quest’ultimo provare di avere tenuto una condotta diligente.
I giudici hanno quindi rilevato la responsabilità del medico per non aver suggerito o ordinato esami più approfonditi. Egli non ha potuto fornire la prova che, alla data in cui visitò il paziente, questi non presentava alcun sintomo tale da suscitare nemmeno il più piccolo sospetto che fosse affetto da una patologia tumorale.
 
 
 
 
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