Un medico sportivo è stato condannato per violenza sessuale su una giovane calciatrice di 26 anni. Le aveva praticato una visita ginecologica senza averne nemmeno le competenze.

Dieci mesi: questa la decisione dei giudici per il medico sportivo condannato per abusi sessuali su una calciatrice 26enne.

La conferma della condanna è arrivata proprio dalla Corte di Cassazione.

Il medico dello sport, infatti, aveva praticato una visita ginecologica alla ragazza nonostante la stessa, all’epoca dei fatti 26 anni, si fosse presentata dal dottore solo per una visita medico-sportiva.

La vicenda ha coinvolto un noto medico dello sport, E.T., 65 anni. Per lui, la Suprema Corte ha confermato la condanna di Appello a dieci mesi, pena sospesa, per violenza sessuale.

Il medico sportivo condannato per abusi sessuali era difeso dagli avvocati Giovanni Maria Flora di Firenze e Franco Coppi.

L’uomo è stato ritenuto colpevole di aver sottoposto a una “inappropriata e oltremodo invasiva visita ginecologica” la calciatrice professionista. La giovane che si era rivolta a lui per avere il rilascio del certificato di idoneità sportiva e agonistica. Il tutto in vista di una gara che doveva disputare qualche giorno dopo.

Nella sentenza, la Cassazione ha sottolineato come il medico sportivo condannato per abusi sessuali non avesse alcuna competenza ginecologica.

Pertanto, il suo comportamento non era in alcun modo riconducibile “nell’ambito di una lecita attività clinico terapeutica”.

Per questa ragione era da escludere la “liceità delle manovre praticate”. Oltre al “manifestato dissenso della vittima al compimento degli atti”.

Il medico le aveva anche già rilasciato il certificato prima di iniziare la visita ginecologica.

Questi fatti portano a escludere “la adeguatezza della condotta professionale del medico, confermando il connotato di eccentricità di essa rispetto allo scopo della visita”.

Anche perché – affermano i giudici – se il medico “avesse ravvisato l’esistenza di una patologia di tipo ginecologico, avrebbe dovuto prescrivere i relativi accertamenti e, solo all’esito di essi, formulare il proprio giudizio sull’idoneità della paziente”.

“Il medico al contrario – rileva la Cassazione – aveva dimostrato una estrema leggerezza nell’apporre l’attestazione di idoneità ancora prima di procedere alla visita”.

“Salvo poi – concludono i giudici – applicare una particolare ‘pignoleria’ per indagare la presunta patologia ginecologica della ragazza”.

Al medico è stato anche negato il beneficio della non menzione della condanna come era stato chiesto dai difensori.

Per gli ermellini, l’imputato ha agito con abuso di autorità. E ciò dal momento che la vittima si trovava in condizione di soggezione per inesperienza e per timore di non avere il certificato.

 

 

 

Hai vissuto un’esperienza simile? Credi di essere vittima comunque di un caso di errore medico? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o invia un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623

 

 

Leggi anche:

CINQUE ANNI PER VIOLENZA SESSUALE SU UNA PAZIENTE: MEDICO CONDANNATO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui