Lo sciopero indetto dagli infermieri è sempre più vicino. Accanto alla richiesta di un contratto adeguato, si rivendicano più regole e pari opportunità.

Il 12 e il 13 aprile è prevista la mobilitazione degli infermieri, uno sciopero indetto da tempo dai sindacati di categoria dopo la mancata firma del Ccnl comparto Sanità.

Per 48 ore sono previsti disagi in tutta Italia in ospedali, ambulatori e Asl, nell’erogazione dei servizi sanitari e amministrativi.

A dirlo è il sindacato Nursing Up in una nota. In essa, la sigla autonoma avverte che saranno comunque garantiti, come prevede la normativa vigente, i servizi minimi essenziali.

E sulla mobilitazione degli infermieri interviene anche il Nursind con una nota.

“Più passano i giorni e più appare giusta e sacrosanta la decisione degli infermieri di indire 48 ore di sciopero per il prossimo 12 e 13 aprile contro il rinnovo del contratto per il comparto sanità. Un’intesa che suona come una presa in giro e che peggiora la condizione dei lavoratori sia sul piano normativo che economico”.

A dirlo è il segretario nazionale, Andrea Bottega. Questi ricorda come sia rimasta inevasa la richiesta di poter prendere visione del parere tecnico sull’atto d’indirizzo 2018 espresso dal Ragioniere generale dello Stato.

“Siamo stati rimandati al Mef – spiega il sindacalista – Quindi, abbiamo chiesto al comitato di settore della sanità e all’Aran di avere una copia dell’integrazione economica del 2018 ma, ad oggi, non abbiamo ricevuto nessuna risposta formale”.

E nonostante la suddetta integrazione, il Nursind non risparmia critiche.

“Non è accettabile – afferma – che rispetto agli altri comparti, gli aumenti tabellari e perequativi scattino solo dal mese di aprile e non da marzo. Ma è persino più grave che i 91 euro di aumento per ogni lavoratore del comparto siano in vigore solo a partire da gennaio del 2019. In pratica – rimarca il sindacato – quando saremo a scadenza di contratto e ce ne sarà in ballo uno nuovo”.

Ma le istanze al centro della mobilitazione degli infermieri sono molte.

In primis, gli 85 euro medi di aumento che “sono solo temporanei, per via dell’elemento perequativo cha ha una durata di appena 9 mesi”. E, soprattutto, “al danno si aggiunge anche la beffa – rincara Bottega – dal momento che una delle voci che dovrebbe rimpinguare il fondo sanità, e cioè la Ria- Retribuzione individuale di anzianità (che non sarà più corrisposta al personale cessato dal servizio a partire dal 2018), rischia di andare persa per i paletti posti dalla riforma Madia che impedisce, appunto, di incrementarlo rispetto al 2016”.

Sul piatto anche le disparità di trattamento tra le diverse categorie di statali.

“Sulla base di quanto dichiarato dal comitato di settore, siamo ben lontani da quel 3,48 per cento di risorse in più a disposizione promesso e sbandierato dai firmatari del contratto”.

Come spiegato dal segretario del Nursind “con i 360 milioni di euro reperiti dalle Regioni per il nostro contratto, aggiunti a quelli stanziati nel 2017, si raggiunge solo il 3,06 per cento. Si tratta di circa 94 milioni in meno”.

Circostanza, questa, che ha fatto parlare il Nursind di “raggiro nei confronti degli infermieri”.

 

 

 

 

Leggi anche:

NURSIND CONFERMA LO SCIOPERO: STOP DEGLI INFERMIERI IL 12 E 13 APRILE

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui