Annullata in Cassazione la sentenza di condanna di 4 sanitari accusati di omicidio colposo per il decesso di una donna che morì per una dose eccessiva di farmaco chemioterapico

Processo da rifare per la morte di Valeria Lembo, la giovane che morì per una dose eccessiva di farmaco chemioterapico a 34 anni. La vicenda risale al dicembre del 2011. La donna, affetta dal morbo di Hodgkin, era in cura presso il reparto di oncologia del Policlinico di Palermo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti le furono somministrate per errore 90 unità – anziché 9 – di vinblastina. La ragazza, madre di un figlio che all’epoca aveva un anno e mezzo, morì tra atroci sofferenze dopo una decina di giorni.
Il caso aveva visto la condanna di 4 sanitari del presidio ospedaliero per omicidio colposo. Nello specifico erano finiti a giudizio il primario del reparto, un’infermiera, un’oncologa e uno specializzando. Per i primi due la Corte di Cassazione, tuttavia, nelle scorse ore, ha annullato con rinvio la sentenza della corte di appello.
La difesa del primario, condannato a 4 anni e 6 mesi, aveva sostenuto, in particolare, la tesi della mancanza di nesso diretto fra i notevoli problemi riscontrati nel reparto e il decesso della donna. C’era poi anche un problema formale, collegato al difetto di notifica dell’inizio del processo di secondo grado.
Anche per gli altri due imputati la sentenza di secondo grado è stata annullata con rinvio. In questo caso, tuttavia, la colpevolezza è stata confermata e nel nuovo giudizio di appello dovrà solo essere rideterminata la pena.
I familiari della vittima si erano costituiti parte civile. Nel dibattimento erano emersi una serie di errori che erano costati la vita alla donna. Errori talmente gravi –riporta il Giornale – che gli imputati avrebbero cercato di coprirsi, per poi accusarsi a vicenda.
 
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