Il Tribunale di Palermo ha condannato l’Azienda sanitaria a liquidare circa 1,5 milioni di euro ai prossimi congiunti di una donna incinta che morì per una emorragia interna nel 2009

Un milione e mezzo di euro. E’ la cifra riconosciuta dalla terza sezione civile del Tribunale di Palermo ai prossimi congiunti di una 24enne scomparsa nel febbraio del 2009. La giovane era incinta del secondo figlio. Alla diciannovesima settimana di gravidanza morì per una emorragia interna assieme al feto che portava in grembo.

Nelle ore antecedenti il decesso, la donna fu preda di dolori lancinanti al basso ventre e perdita di conoscenza. I medici, tuttavia, non si sarebbero resi conto della gravità della situazione diagnosticandole una intossicazione alimentare.

Più specificamente, come dimostrato dai familiari, la gestante era arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia alle 4.33 del mattino in stato soporoso. Aveva la pressione minima a 50 e la massima a 70. Il personale sanitario si era limitato a somministrarle una soluzione glucosata, dandole altri farmaci e l’efedrina.

Secondo i periti incaricati dalla Procura sarebbe stata sufficiente una ecografia addominale per contrastare l’emorragia.

Per oltre due ore, però, nessuno pensò di effettuare tale accertamento. Quando venne riscontrata la raccolta di sangue nel peritoneo, inoltre, i medici impiegarono un’altra ora per iniziare l’intervento in laparatomia, alla ricerca dell’origine dell’emorragia. Di li a poco, alle 8.25 del mattino, sopraggiunse il decesso.

A dieci anni di distanza da quel tragico evento, il giudice monocratico del Tribunale del capoluogo siciliano ha quindi condannato l’Asp al risarcimento dei familiari. Nel dettaglio circa la metà della cifra andrà al vedovo e al primo figlio della vittima. Quest’ultimo all’epoca dei fatti aveva appena due anni. La restante parte sarà invece versata ai genitori e ai fratelli della donna.

 

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