L’indagine evidenzia la percezione di un rapporto fortemente differenziato tra cittadini e Servizio sanitario

Diversi e soli. Questa la percezione degli italiani di fronte alla sanità. E’ quanto emerge dal 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2018. L’indagine evidenzia una convinzione diffusa che il rapporto dei cittadini con il Servizio sanitario sia fortemente differenziato. Il tutto a causa dell’incidenza di una serie di variabili: dalla territorialità dell’offerta alla condizione socio-economica, all’età delle persone.

Il difficile accesso alla sanità genera costi aggiuntivi, con la conseguente corsa a comportamenti opportunistici e una crescente sensazione di disuguaglianze e ingiustizie. Più della metà degli italiani (54,7%) pensa che le persone non abbiano le stesse opportunità di diagnosi e cure. In particolare, lo pensa il 58,3% dei residenti al Nord-Est, il 53,9% al Sud, il 54,1% al Centro e il 53,3% al Nord-Ovest.  Addirittura ci sono oltre 39 punti percentuali di differenza nelle quote di soddisfatti tra il Sud e le isole e il Nord-Est. Quest’ultima area registra il più alto livello di soddisfazione tra le macroaree territoriali.

Emblematici sono i dati sul grado di soddisfazione rispetto al Servizio sanitario della propria Regione. Il valore medio nazionale del 62,3% oscilla tra il 79,4% al Nord-Est e il 40,6% al Sud e nelle isole.

Nella tutela della salute e nel rapporto con la sanità è sempre più diffuso il principio dell’autoregolazione della salute, nel solco del sapere esperto.

Sono 49,4 milioni le persone che soffrono di piccoli disturbi (ad esempio mal di schiena) che condizionano la funzionalità e la qualità della loro vita quotidiana.  Il 73,4% degli italiani si è detto convinto che sia possibile curarsi da solo in tali casi (con un incremento del 9,3% rispetto al 2007). Il 56,5% ritiene che sia possibile curarsi autonomamente perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate. Il 16,9% perché è il modo più rapido.

Decisivo è il rapporto con i saperi esperti nell’autoregolazione della salute. Nonostante la crescita del web (28%), i principali canali informativi rimangono il medico di medicina generale (53,5%), il farmacista (32,2%) e il medico specialista (17,7%).

Uno dei terreni su cui maggiormente si esprime l’autoregolazione della salute è quello del ricorso a farmaci da automedicazione. La quasi totalità degli italiani, infatti, si cura utilizzando farmaci senza obbligo di ricetta, acquistati liberamente in farmacia.

Le conseguenze per la qualità della vita delle persone e per la funzionalità dei lavoratori sono rilevanti. Sono 17,6 milioni gli italiani che l’ultima volta che hanno avuto un piccolo disturbo hanno preso un farmaco da banco. Una scelta che si è rivelata decisiva perché hanno potuto continuare a svolgere le attività che altrimenti avrebbero dovuto lasciare. Sono 15,4 milioni i lavoratori che hanno continuato a lavorare grazie all’effetto del farmaci di banco in presenza di piccoli disturbi.

 

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