Secondo la ricerca nelle zone esposte a contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche si è registrato negli ultimi 30 anni un numero di morti sospette superiori alla media delle zone limitrofe

Il nesso di causalità è tutto da dimostrare, ma i dati che emergono da un’indagine condotta congiuntamente dall’Enea, Agenzia nazionale per nuove tecnologie e l’energia, e l’Isde, Associazione Medici per l’Ambiente, non sono affatto tranquillizzanti. Nelle zone considerate esposte all’inquinamento da Pfas, si sarebbe registrato, nel corso dei 30 anni antecedenti il 2011, un numero di morti riconducibili a malattie cerebro-vascolari, cardio-vascolari, diabete e tumore del rene, superiori del 10% rispetto alla media che si registra nelle zone vicine. Nello specifico i numeri sono di 43 decessi in più all’anno, per un totale di circa 1300 morti.

“Questa ricerca ha evidenziato che esiste un grave problema per la salute pubblica – ha affermato Umberto Bai, medico dell’Isde e membro del gruppo che ha realizzato l’indagine – Considerato che gli unici studi svolti sinora riguardavano l’esposizione delle persone (il biomonitoraggio condotto dalla Regione che ha dimostrato la presenza dei Pfas nel sangue di persone residenti nell’area inquinata), volevamo capire se nel territorio vittima della contaminazione si sono verificate situazioni particolari in merito all’insorgere delle patologie che, secondo la letteratura, possono essere correlate alle sostanze perfluoroalchiliche”.

Partendo dai dati relativi alla mortalità registrati dall’Istat, i ricercatori si sono soffermati su numeri e cause dei decessi nei 24 Comuni delle province di Vicenza, Padova e Verona in cui si è verificata la maggiore contaminazione; un bacino di 144mila cittadini. Tali dati sono stai incrociati con quelli di 645mila persone residenti nei territori confinanti. L’analisi ha riguardato i 30 anni antecedenti al 2011, periodo quindi precedente rispetto all’adozione delle misure prese per abbattere la presenza degli inquinanti, in cui l’acqua è stata distribuita con valori di Pfas elevati.

“Sulla base delle pubblicazioni esistenti – spiega Bai – abbiamo scelto a priori di verificare l’incidenza delle morti dovute a una decina di malattie collegabili ai Pfas e il risultato che avevamo già ipotizzato nella prima fase dello studio, che era stata limitata a pochi Comuni, è stato purtroppo decisamente negativo.”

Di seguito alcuni dei dati più significativi emersi in relazione alle patologie prese in considerazione, con il relativo scostamento rispetto ai territori non contaminati: 175 decessi per diabete (+14% uomini, +31% donne); 700 decessi per malattie cerebro-vascolari, ovvero ictus ed emorragia cerebrale (+21% uomini, +18% donne); 372 decessi per infarti miocardici acuti (+12% uomini, +15% donne).

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