Rapporto Aiop Ospedali e Salute 2018: per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie aumentano gli accessi ai Pronto Soccorso

Nell’ultimo anno, circa 20 milioni di italiani hanno sperimentato la criticità delle liste d’attesa per accedere a prestazioni sanitarie specialistiche, oppure per un ricovero in ospedale. Un “fenomeno” talmente ampio da poter essere definito una vera e propria “esperienza sociale allargata”. È uno dei principali problemi che emerge dal 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”, presentato promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP).

Il Rapporto analizza l’andamento del sistema ospedaliero italiano, in una duplice ottica. Da un lato quella degli utenti, analizzandone la domanda di prestazioni sanitarie e la qualità dell’assistenza. Dall’altro quella delle strutture sanitarie che, a fronte delle risorse disponibili, devono organizzarsi per rispondere a una domanda di salute in aumento e diversificata.

Nell’ultimo anno, le liste d’attesa più lunghe – oltre i 60 e fino a 120 giorni – hanno interessato il 35,6% degli utenti per le visite specialistiche, il 31,1% per i piccoli interventi ambulatoriali, il 22,7% per gli accertamenti diagnostici e il 15% per i ricoveri in ospedale pubblico per interventi più gravi. Sono significative anche le attese tra i 30 e i 60 giorni, in particolar modo per l’accesso a visite specialistiche, accertamenti diagnostici e ricoveri, che hanno riguardato rispettivamente il 22,6%, 20% e 18,3% degli utenti.

Le liste d’attesa rappresentano, per i cittadini, una rilevante inefficienza del SSN.

Oltre a  generare ansie e disagi ai pazienti e alle loro famiglie, sono la prima causa di rinuncia alle cure (51,7%). Inoltre, concorrono ad alimentare, da un lato la spesa out-of-pocket, dall’altro la mobilità sanitaria, aumentando, ulteriormente, le diseguaglianze tra regioni. Oltre il 30% degli utenti, infatti, sceglie di rivolgersi ad altre strutture, di pagare privatamente le prestazioni o ricorrere ad ospedali in altre regioni.

“Rispetto a tale criticità – commenta Barbara Cittadini, Presidente AIOP -risulta indispensabile aumentare l’offerta dei servizi erogati, promuovendo la piena integrazione tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN, al fine di consentire l’accesso di tutti i cittadini alle prestazioni sanitarie, nei rispettivi territori di appartenenza. Un SSN in grado di erogare assistenza nei tempi corretti, oltre che di qualità, deve essere uno dei principali obiettivi del Paese”.

La ricerca contiene altre informazioni, che rendono necessaria l’individuazione di soluzioni, in tempi rapidi, rispetto alle esigenze dei cittadini.

Oltre la metà degli italiani in lista d’attesa ha vissuto almeno un’esperienza di accesso al Pronto Soccorso registrando, nel 20,7% dei casi, ulteriori attese. I tempi prima di essere visitti variano in media tra le 3 e le 10 ore. Ad alimentare questo fenomeno, concorre l’uso improprio del Pronto Soccorso, diventato un escamotage per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie.

Oltre il 50% degli italiani, infatti, ricorre ai dipartimenti di emergenza quando non trova una risposta dalla medicina territoriale. In più di 1 caso su 4, il Pronto soccorso rappresenta la soluzione per ridurre i tempi di accesso a visite, accertamenti diagnostici e ricoveri. A causa dell’afflusso eccessivo e delle attese che ne derivano, il 24,4% degli utenti lamenta una scarsa soddisfazione del servizio di Pronto Soccorso. Tale percentuale sale al 36% nel Mezzogiorno.

In generale, un italiano su tre, tra coloro che hanno avuto esperienze di liste d’attesa e/o di Pronto Soccorso, si dichiara insoddisfatto del Servizio Sanitario della propria regione. Il dato riguarda soprattutto ospedali pubblici (32,6%) e strutture delle ASL (28,6%), in percentuale minore, invece, ospedali privati accreditati (18,3%) e cliniche a pagamento (14,3%).

Per migliorare la gestione delle liste d’attesa, oltre l’80% degli utenti suggerisce di ampliare gli orari di visita degli ambulatori di medicina generale.

Un’altra soluzione caldeggiata è l’utilizzo integrato di altri ospedali pubblici di zona. Inoltre, più del 50% degli utenti, pur di arginare il fenomeno, sarebbe disposto a pagare un ticket più alto.

“Per difendere il principio universalistico e solidaristico del SSN è, a nostro avviso, indispensabile e improcrastinabile procedere alla sua riorganizzazione e al suo efficientamento, sia dal punto di vista economico-finanziario, che da quello dell’offerta di prestazioni e di servizi di qualità che devono essere garantiti in maniera omogenea nei territori, tenendo conto di una domanda che è aumentata e, nel tempo, si è anche diversificata per effetto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle cronicità. La realtà descritta nel Rapporto Ospedali & Salute 2018 – conclude Barbara Cittadini – deve indurci a recuperare i presupposti che hanno ispirato, 40 anni fa, la nascita del SSN, reinterpretandoli nel mutato contesto demografico, sanitario ed economico, con l’obiettivo di assicurare una risposta adeguata che tenga in considerazione le esigenze reali di coloro che cercano una risposta alla loro domanda e aspettativa di salute”.

 

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