La Federazione invia una lettera al Ministro della Salute affinché intervenga in relazione all’uso improprio della qualifica di infermiere per tutelare  l’immagine e la professionalità della categoria

“Basta utilizzare la qualifica di infermiere in modo improprio – quando cioè di infermieri non si tratta – e anche se in un fatto di cronaca il protagonista è incidentalmente infermiere, ma la professione nulla ha a che fare con l’atto compiuto”. E’ l’appello lanciato dalla Federazione degli infermieri, che, al proposito, ha recapitato una lettera al Ministro Grillo. Nella missiva si chiede alla titolare del Dicastero di mettere in atto misure e interventi per la tutela e la salvaguardia della professione, soprattutto per evitare che si danneggi il rapporto di fiducia che questa ha con i cittadini che hanno bisogno e, quindi, che si riduca la qualità dell’assistenza.
L’infermiere – spiga la FNOPI – è il professionista laureato responsabile dell’assistenza infermieristica al paziente che esplica con interventi autonomi tecnico scientifici attraverso una complessa presa in carico. “Professione apprezzata e ben conosciuta dai pazienti che, per garantire dignità alla loro vita di tutti i giorni, si rivolgono all’infermiere che con altre figure o reati in generale commessi al di fuori della professione nulla ha a che fare, così come accade per qualunque altra professione”.
E comunque – sottolinea ancora la Federazione – sugli infermieri l’Ordine professionale provvede, nel caso sia coinvolto nella sua veste professionale e comunque se sottoposto a provvedimento giudiziario, con la massima severità per fare in modo che chi compie reati non possa più identificarsi con la categoria.

Nella lettera al Ministro, la presidente della Federazione Barbara Mangiacavalli sottolinea che “si prosegue – nonostante gli interventi diretti della Federazione che si protraggono ormai da anni – a caratterizzare insistentemente con la qualifica professionale spesso attribuita impropriamente ad altre figure e non con l’atto in sé che spesso con la professione non ha attinenza, gli autori di reati, screditando in questo modo l’immagine della professione agli occhi dei cittadini”.

“Nel tempo – spiega Mangiacavalli – abbiamo manifestato e ribadito più volte a tutti gli organi di informazione e attraverso tutte le strade percorribili (oltre all’evidenza data sul nostro sito istituzionale, attraverso comunicati, richieste di rettifiche e social) la disponibilità degli Ordini a chiarire eventuali posizioni professionali presunte in questi frangenti. Fino alla disponibilità messa in atto da questa Federazione della consultazione immediata sul suo sito istituzionale dell’albo degli infermieri nel quale, se di infermieri non si tratta, i nomi ovviamente non appaiono. Nulla da fare. Si prosegue in modo sistematico e incalzante a dare adito a quanto più volte da noi sottolineato: per molti media nella sanità o si è medici o si è infermieri”.
La richiesta, questa volta ufficiale, all’organo di Governo che vigila sulla professione è chiara: “Un intervento presso gli Ordini professionali dei giornalisti perché nel dare informazione sia instaurato un livello di verifica reale prima di puntare il dito contro categorie che svolgono ben altra attività nei confronti dei cittadini e, in quanto esponente di Governo – prosegue rivolta al ministro della Salute -, un intervento perché sia regolamentata e normata la qualifica di infermiere anche al di là di quanto già avvenuto con la legge 3/2018 e con la normativa precedente, non solo verso i professionisti che ne fanno parte e contro chi ne abusa, ma anche rispetto a pene severe per chi getta discredito improprio su chiunque opera a fianco dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale”, creando un danno all’assistenza e quindi alla salute.
 
SCARICA QUI LA LETTERA AL MINISTRO
 
Leggi anche:
SICUREZZA ESERCENTI PROFESSIONI SANITARIE, FNOPI IN AUDIZIONE AL SENATO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui