Anelli (Fnomceo), parlando della situazione della sanità in meridione, ha evidenziato ‘troppe disuguaglianze’ e ha parlato di ‘dramma della mobilità’

Nell’ottica di fare il punto sullo stato di salute del Ssn in tutte le regioni italiane e condividere con tutti i presidenti degli Ordini dei medici provinciali il progetto di una sanità pubblica capace di rispondere ai bisogni della comunità, il presidente Fnomceo è intervenuto sul tema della questione meridionale in sanità.

Un problema di fatto mai risolto, secondo Anelli. Soprattutto per via della sottostima del ministero della Salute delle risorse destinate alle regioni del Sud, e che ha portato a tagli di personale e prestazioni”.

A questo proposito, il presidente della Fnomceo ha parlato della questione meridionale in sanità come di “un tema atavico e centrale”.

“Si riparte dall’articolo 3 della Costituzione – ha dichiarato Anelli – che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini e da quello che invece viene fuori da tutti gli indicatori di salute e dagli studi fatti dai maggiori istituti: ci sono profonde disuguaglianze non solo tra le regioni, ma anche tra gruppi sociali di cittadini”.

Ma non è tutto. Anelli si è anche soffermato su un altro dato. Ovvero che laddove il livello di istruzione è più basso, le tutele diminuiscono. E il fatto che questi ceti di popolazione siano maggiormente presenti al Sud, dove livello di ricchezza e aspettativa di vita sono inferiori, non è un dato marginale.

Il picco più basso, nelle differenze tra Nord e Sud, si raggiunge in Campania. Qui, ricorda Anelli, “la differenza dell’aspettativa di vita, rispetto a un cittadino che vive a Trento o a Bolzano, è di circa tre-quattro anni”.

“Credo – ha proseguito il presidente Fnomceo – che questo sia il frutto di politiche consolidate e legate alla definizione della quota di ripartizione del fondo sanitario nazionale, che dovrebbe essere uguale per ogni cittadino”.

Inoltre, considerato che la popolazione più anziana risiede nell’area settentrionale del Paese, “la sanità del Nord – ricorda Anelli – ha sempre avuto maggiori finanziamenti”.

Un dato che si traduce in una sanità migliore per il Nord Italia, con “più posti letto, più personale e più centri di eccellenza”.

In conclusione, Anelli ha sottolineato che ad aggravare la situazione delle regioni meridionali sia l’attuale legge sulla mobilità.

“A pagare gli interventi di chi emigra per curarsi nei centri di eccellenza del Nord – ha concluso – sono le regioni di provenienza. Così, alla quota iniziale già sottratta, si somma quella pagata per la mobilità”.

 

 

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