Il Consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento che, tra le altre novità, innalza le pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione e prevede il Daspo ai condannati per corruzione

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che introduce nuove misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione. Il provvedimento è stato varato su proposta dal Ministro della giustizia Alfonso Bonafede.

La prima parte del testo apporta modifiche alle norme che disciplinano la responsabilità amministrativa di persone giuridiche, società e associazioni anche prive di personalità giuridica. L’obiettivo – fa sapere Palazzo Chigi in una nota – è il potenziamento dell’attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione.

Il disegno di legge prevede l’innalzamento delle pene per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione. Ciò, in linea con alcune raccomandazioni provenienti dal Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il minimo della pena, per tali illeciti, passa da uno a tre anni e il massimo da sei a otto anni di reclusione.

Il testo introduce, inoltre, il divieto, per i condannati per reati di corruzione, di contrattare con la pubblica amministrazione. Il cosiddetto ‘Daspo’ va da 5 anni fino all’interdizione a vita e non è revocabile per almeno 12 anni neppure in caso di riabilitazione.

Viene prevista poi la possibilità di utilizzare anche per i reati di corruzione la figura dell’Agente sotto copertura.

E ancora, la confisca dei beni anche nel caso di amnistia o prescrizione intervenuta in gradi successivi al primo.
Il provvedimento include anche sconti di pena e una speciale clausola di non punibilità per chi denuncia volontariamente e fornisce indicazioni utili per assicurare la prova del reato e individuare eventuali responsabili. Infine viene assorbita nella fattispecie del “traffico di influenze illecite” anche l’ipotesi di “millantato credito”.

La seconda parte del testo – afferma Palazzo Chigi – reca invece nuove norme in materia di trasparenza e controllo dei partiti e movimenti politici. Le disposizioni sono volte a rendere in ogni caso palese al pubblico e sempre tracciabile la provenienza di tutti i finanziamenti ai partiti politici. Stesso discorso per le associazioni e fondazioni politiche nonché analoghi comitati e organismi pluripersonali privati di qualsiasi natura e qualificazione.

 

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