Il Ministro Orlando: la riforma delle carceri non è un provvedimento “salvaladri”. Maggiore possibilità per i detenuti di accedere alle misure alternative al carcere

Non è un provvedimento “salvaladri”. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando in relazione al decreto attuativo della riforma delle carceri, che ha avuto il via libera del Consiglio dei Ministri. “E’ una riforma importante che rivede l’ordinamento penitenziario – chiarisce il Ministro -. Le pene dei ladri le abbiamo aumentate rispetto a quelle che c’erano».

La nuova normativa prevede una maggiore possibilità per i detenuti di accedere alle misure alternative al carcere; tale discorso vale anche per chi ha un residuo di pena fino a 4 anni. Fanno invece eccezione i detenuti sottoposti al regime del 41-bis per reati di mafia o terrorismo.

L’obiettivo della riforma è quello di riportare al centro del sistema la finalità rieducativa della pena indicata dall’articolo 27 della Costituzione; al contempo il fine è anche quello di facilitare la gestione del settore penitenziario e a diminuire il sovraffollamento.

Il provvedimento è suddiviso in 6 parti, dedicate alla riforma dell’assistenza sanitaria, alla semplificazione dei procedimenti, all’eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario, alle misure alternative, al volontariato e alla vita penitenziaria.

Il decreto attuativo aveva ottenuto il primo via libera preliminare da parte del Consiglio dei ministri a dicembre; poi era stato avviato alle Camere per i pareri, non vincolanti, delle commissioni. La commissione giustizia del Senato ne aveva chiesto delle modifiche sostanziali. Il Cdm avrebbe dovuto riesaminare il testo il 22 febbraio, prima delle elezioni, ma ci fu un rinvio.

Nell’ultimo consiglio dei ministri il testo è arrivato con modifiche di piccola entità. Ma proprio perché “alcuni interventi sono stati recepiti” il testo dovrà passare nuvamente alle commissioni parlamentari per l’ultimo vaglio.

In attesa che si costituisca una maggioranza in grado di dare vita alle commissioni parlamentari di merito una delle ipotesi, per avviare rapidamente i lavori delle Camere, è di istituire due commissioni speciali, una per ciascun ramo del Parlamento. Tali organi avrebbero il compito di esaminare i provvedimenti urgenti.

 

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