La denuncia dell’Intersindacale che reputa Governo e Regioni responsabili di uno stallo sul rinnovo del CCNL della dirigenza medica.
Con una nota congiunta, i sindacati ritornano sul tema del rinnovo del CCNL della dirigenza medica, accusando Governo e Regione di non andare avanti.
“Dopo 22 giorni e tre riunioni – si legge nel comunicato – la trattativa per il rinnovo del contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria per il triennio 2016-2018 è rimasta inchiodata al punto di partenza dal rifiuto delle Regioni e del Governo di dare certezza alle risorse economiche disponibili”.
Una situazione che ormai si protrae da moltissimo tempo, a fronte di condizioni lavorative sensibilmente peggiorate.
In merito al rinnovo del CCNL della dirigenza medica, l’intersindacale sostiene che la richiesta non sia di avere “più risorse degli altri”. Si tratta “semplicemente di non averne meno di quanto concesso ad altre categorie professionali del mondo sanitario e della Pubblica Amministrazione”.
“Appare pretestuoso – prosegue il comunicato – nascondere dietro un no immotivato del signor MEF una questione economica”.
Anche perché, per i sindacati, la soluzione ci sarebbe e basterebbero buonsenso e volontà politica per trovarla.
Le Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria sottolineano di essere “in attesa di un chiarimento politico da parte di Regioni e Governo”.
Inoltre, ricordano “il senso di responsabilità istituzionale nei confronti dei colleghi che, con i loro sacrifici negli ospedali e nelle Asl, tengono in piedi quello che resta della sanità pubblica”.
Un sacrificio che, secondo i sindacati, sta consentendo di proseguire il confronto contrattuale in sede meramente tecnica.
“I legali rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, titolari della rappresentatività politica e del potere di firma, però, abbandonano il tavolo sino a che non si avranno risposte soddisfacenti”.
Una scelta finalizzata a rimarcare una protesta che aveva spinto allo sciopero. Uno stop, come noto, poi “sospeso per quel senso di responsabilità che la parte datoriale sembra voler umiliare”.
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