Secondo le analisi dell’Osservatorio Netics sulla sanità digitale italiana, i sistemi informatici sono obsoleti e vulnerabili

Due analisi dell’Osservatorio Netics sulla sanità digitale italiana ne restituiscono una fotografia non proprio edificante.
Sembra infatti che i sistemi informatici della sanità digitale italiana siano a rischio sicurezza e piuttosto vulnerabili.
Per questa ragione, nonostante i progressi, per la sanità digitale italiana non si può ancora parlare di “rivoluzione”.
Le due indagini condotte dall’Osservatorio Netics parlano chiaro.
La prima prevede un calo del 10% della spesa informatica nel 2018, che renderebbe ancora più fragili i sistemi di sicurezza della sanità digitale in Italia.
La seconda segnala le aree di arretratezza in materia di cybersecurity.
Le ricerche sono state presentate il 20 settembre a Roma in occasione della terza edizione di S@alute, il Forum dell’innovazione per la salute.
Nel 2016, la sanità italiana ha speso per il consolidamento della sua area informatica 1.040 milioni di euro (+9% rispetto al 2016).
Nel 2017 ci si attende un incremento del 3%, per effetto di un consistente investimento da parte del sud Italia.
A quanto pare, però, nel 2018 si registrerà una netta inversione di tendenza.

L’anno prossimo la spesa di Asl e ospedali per l’informatica dovrebbe ridursi del 10% rispetto al 2016, a causa della spending review e dalla centralizzazione degli acquisti in diverse Regioni.

Una scelta, questa, che rischierebbe di paralizzare la sanità digitale italiana e l’intero mercato dell’Healthcare IT.
Questo almeno fino a quando i tempi d’attuazione del “Piano triennale per l’informatica pubblica” redatto dall’Agenzia per l’Italia Digitale e approvato a giugno scorso dalla presidenza del Consiglio dei ministri non sarà attivo.
Il Piano (la cui elaborazione è durata 18 mesi) prevede la riduzione della spesa corrente per l’informatica, in tutta la PA, non inferiore a 800 milioni di euro.
Questi si tradurrà in un taglio di circa 160 milioni di euro per Regioni, Asl e ospedali.
Una decurtazione che, secondo i responsabili IT delle aziende sanitarie intervistati, implicherà tagli significativi per servizi destinati ai cittadini.
La seconda ricerca Netics ha messo a fuoco il livello di vulnerabilità informatica del Servizio sanitario nazonale.
Dalla ricerca, sono emerse diverse falle nella sicurezza informatica e una scarsa percezione del rischio.

Circa il 41,6% dei responsabili IT intervistati segnala un’allarmante espansione dello “Shadow IT”, ovvero l’impiego crescente di software non ufficiali da parte dei medici ospedalieri per comunicare dati clinici ai pazienti.

Il 46,7% dei medici di medicina generale non considera rilevante la minaccia di un attacco informatico.
Quanto ai backup quotidiani dei server, solo il 40% si preoccupa di effettuarli.
Infine, il 19,7% di Asl e ospedali non sarebbe in grado di ripristinare entro quattro ore i propri sistemi informativi in caso di attacco informatico.
Una situazione piuttosto seria, che si fonda sulla carenza strutturale di risorse dedicate alla sicurezza.
In media, infatti, nel 2016 solo il 4,3% del budget informatico di Asl e ospedali è stato dedicato alla sicurezza e protezione dei dati.
 
 
 
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