Un altro caso di esercizio abusivo della professione che, questa volta, coinvolge una falsa infermiera impegnata nell’assistenza domiciliare

Un altro caso di esercizio abusivo della professione che, stavolta, ha come protagonista una falsa infermiera. La donna, scoperta dai Nas di Pescara, lavorava come infermiera in una cooperativa sociale.
Nello specifico, si occupava di assistenza domiciliare integrata in convenzione con la Asl cittadina.

Dalle indagini, è emerso che la falsa infermiera non solo non era iscritta a nessun albo professionale, ma non si era mai nemmeno laureata all’università di Modena.

Due dati che contrastavano con quanto aveva invece dichiarato in fase di selezione.
Si tratta del secondo caso di abusivismo della professione infermieristica scoperto a Pescara negli ultimi mesi.
Il precedente risale ad agosto ed aveva suscitato non poche polemiche.
Adesso un altro caso di esercizio abusivo della professione, che rischia di gettare un’ombra pesante anche sulle fasi di selezioni per il personale.
Com’è possibile che la falsa infermiera non sia stata scoperta prima?
A sollevare il caso e a chiedere maggiori controlli è stato proprio l’Ipasvi di Pescara.
Il collegio, infatti, torna a chiedere con forza un aumento dei controlli. E questo soprattutto per quanto riguarda le fasi di reclutamento del personale infermieristico.

L’Ipasvi invoca più rigore e più chiarezza sia da parte delle cooperative che da parte della Asl che di queste si avvale per svolgere il servizio di assistenza domiciliare sul territorio.

La presidente del collegio Ipasvi di Pescara Irene Rosini si è detta molto preoccupata per questo ripetersi di episodi in cui emergono – a scoppio ritardato – finti certificati e diplomi di laurea.
“Tutto questo – ha dichiarato Irene Rosini – rappresenta un grave danno sia nei confronti dei cittadini, che dovrebbero essere assistiti da professionisti qualificati, sia nei confronti di quegli stessi infermieri, specializzati e competenti, che operano sul territorio”.
La presidente del collegio Ipasvi di Pescara ha poi sottolineato l’assenza di controlli e la superficialità evidente nel reclutare infermieri. 
“Stupisce molto – ha concluso – che venga fatta a posteriori, e non in fase di reclutamento, la richiesta e la verifica dei documenti che certificano il percorso formativo e l’iscrizione dell’infermiere all’albo professionale gestito dal collegio Ipasvi”.
 
 
 
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