Il sintomo non va confuso con la personalità, un soggetto con sindrome di Asperger può avere una depressione, può avere un disturbo alimentare, relazionale, ma tutto ciò non deve annebbiare la mente del clinico

Voce fioca, esile, minuta e dallo sguardo sfuggente, così si presenta Giulia. È molto imbarazzata nel parlare, ma anche felice di fare “finalmente” una cosa che desiderava fare da tempo. Lo sguardo non è mai fisso su di me, se lo posa e mi fissa inizia ad alzare le pupille al cielo. Con la sua voce a volte sottile, altre volte alta e forte mi vuol parlare dei suoi problemi. È arrivata a me grazie ad internet, mi ha trovata tramite un motore di ricerca ed ha letto che mi occupo di autismo anche ad alto funzionamento e sindrome di Asperger.

Lei ha sempre pensato di far parte dello spettro ma la famiglia non l’ha mai supportata in questa scelta, specialisti vari l’hanno sempre bollata con altre etichette che, però, la famiglia riusciva a digerire: bipolare, depressa, etc.. mentre parla tante volte Giulia ride immotivatamente, per poi ridivenire seria e seriosa in un sol colpo. Nei momenti di maggiore esitazione ripete le frasi tra sé e sé, evita lo sguardo e mi racconta della sua vita fatta di solitudine, di totale assenza di compagnie ad esclusione di compagnie in cui ha subito bullismo e che l’hanno fortemente provata.

Non ha mai avuto la migliore amica, a scuola è sempre stata ignorata ed isolata, ma è stato l’unico canale che è riuscita a sfruttare per stare in contatto con le altre persone. Giulia ha studiato, ha preso anche una laurea, ma ha problemi a sfruttarla in quanto se messa tra gli altri tante dinamiche sociali le sfuggono. Mi racconta di quanto sia difficile per lei comprendere una battuta, una barzelletta, l’ironia. Le conversazioni con gli altri le costano molta fatica non solo perché l’è difficile immaginare cosa pensi l’altro, ma anche perché – tendenzialmente- parlerebbe solo di una serie di argomenti di suo interesse in maniera dettagliata, precisa e lunga.

Giulia è stanca e molto sofferente perché vorrebbe socializzare ma non sa come fare ed è ormai una trentenne.

Il primo passo che compiremo insieme sarà una diagnosi, al momento non so se Giulia è o no Asperger, ma sicuramente vi sono dei tratti che mi hanno suscitato la domanda. Mentre parlo con lei penso a che peccato sia stato che questa giovane non abbia avuto un aiuto precedentemente al nostro incontro ed alla confusione che, talvolta, fanno una serie di specialisti tra sintomo e personalità.

Il sintomo non va confuso con la personalità. Un soggetto Asperger può avere una depressione, può avere un disturbo alimentare, relazionale, ma tutto ciò non deve annebbiare la mente del clinico che confonde un sintomo con la personalità finendo per dare etichette che, in realtà, non vogliono dire nulla.

In effetti nessuna diagnosi “dice” del soggetto che abbiamo di fronte, ma ci aiuta a sottolineare un certo modo di funzionare e tutto ciò può essere utile in più aspetti del trattamento: “E’ giunto il momento di curare la società, non le persone affette da autismo” (Tina J. Richardson), questa bella frase ci ricorda quanto- in questi casi- bisogna lavorare con il mondo “intorno” (familiari, scuola, attività sportive, educative etc..).

Qualche tempo fa mi ha chiamata una madre incuriosita dall’aver letto un mio articolo, mi racconta del figlio, un giovane senza amicizie e con una serie di caratteristiche.

Le spiego che da quel che mi racconta sembrerebbe un Asperger, ma c’è la necessità di fare un iter diagnostico prima e poi esprimersi. Bene, questa mamma mi vuol mettere in contatto con il terapeuta che segue già il figlio. Lo faccio, chiamo il terapeuta X. X mi descrive il giovane, mi elenca tutte le sue caratteristiche (tutti tratti Asperger) e mi liquida asserendo che il ragazzo non è assolutamente Asperger ma ha un “disturbo relazionale”.

Ecco che- a mio avviso- ci si confonde tra sintomo e personalità. Insomma, si può avere la febbre per innumerevoli motivi: influenza stagionale, virus, infezione etc.., ma è fondamentale scoprire il perché c’è quella febbre altrimenti ci curiamo male! Naturalmente la madre ha ascoltato il terapeuta X ed il vaso di Pandora che aveva scatenato il mio articolo è stato prontamente chiuso. Le vocine che sentiamo, che ci provocano disagio, ci pungolano,  ma che ci fanno anche accendere la lampadina, è invece meglio ascoltarle o finiremo con un vaso troppo pieno e con tanto tempo perso!

Dott.ssa Rosaria Ferrara

(Psicologa Forense e Psicoterapeuta)

 

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