Scotti: urge una convocazione in sede politica da parte della Conferenza delle Regioni per chiarire quale sia il mandato alla struttura tecnica rispetto al tema del cambiamento dell’assistenza territoriale e in particolare della Medicina Generale

Positivo l’incontro con il ministro Grillo, la titolare del dicastero della Salute ha di fatto aperto a soluzioni che apportino risorse al di là del Fondo Sanitario Nazionale come dalla FIMMG più volte richiesto. Ci si attendeva una presa di posizione anche della Conferenza delle Regioni che anche su questo tema ha preferito il silenzio. Così il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale, Silvestro Scotti, dopo la proclamazione dello stato di agitazione da parte del sindacato.

Una decisione che – si legge in una nota – ha aperto a livello politico un doppio binario che mette ancor più in evidenza meritevoli iniziative volte ad affrontare e risolvere i problemi, ma anche e soprattutto uno stallo, in attesa di iniziative da parte della Conferenza delle Regioni, con un intervento del Presidente Bonaccini.

“Le Regioni – afferma Scotti dopo una riunione in Sisac – avrebbero determinato il nuovo Atto di Indirizzo, che tuttavia non ci è dato conoscere. Non si sa quali siano gli indirizzi su limitazioni del massimali e altre questioni riferite all’attribuzione degli incarichi a tempo indeterminato per i nostri giovani in formazione. Né tantomeno ci sono risposte sul bando di concorso di quest’anno che sta diventando l’anno del mai. Non sarà che l’aumento delle borse di specialità di quest’anno sono state determinate con la copertura del non speso per la Medicina Generale?”

“Su questi e molti altri temi – prosegue -continuiamo a vedere quasi un farci spallucce. E’ lecito pensare a questo punto che non abbiano ben compreso la gravità di questo atteggiamento e le conseguenze alle
quali inevitabilmente si arriverà Il nostro stato di agitazione è stato chiesto all’unanimità dal Consiglio Nazionale e non ci risparmieremo per convincere tutta la Medicina Generale, e non solo, ad affiancare la nostra protesta”.

Nello specifico per i giovani, il Segretario Generale FIMMG teme a ragion veduta che in queste condizioni il bando rischi di essere attivato in grave ritardo e che il corso non possa partire prima di giugno 2020. Tutto questo, mentre nell’intero Paese si moltiplicano gli allarmi anche di qualche politico, “che però sembrano lacrime di coccodrillo”, per la carenza di medici.

Di qui la richiesta di una convocazione ad horas in sede politica da parte del Presidente della Conferenza delle Regioni al fine di chiarire quale sia il mandato alla struttura tecnica. “Non siamo disponibili ad una trattativa che non generi i dovuti cambiamenti, necessari ad una risposta concreta per la Medicina di Famiglia, stufa di essere la Cenerentola del Servizio Sanitario Nazionale. A questo punto – sottolinea ancora Scotti – esigiamo di vedere investimenti non solo economici, ma anche fiduciari sulla Medicina Generale che certamente è diversa da quella descritta dal pregiudizio di uno scarso impegno e di un alto guadagno”.

“È  invece chiaro che essendo sempre di più i pazienti anziani e quelli cronici, che come ci ricordano continuamente i funzionari regionali consumano l’80% delle risorse economiche in un sistema a volume come il nostro, stanno anche consumando le risorse umane. Ovvero impegno orario ormai insostenibile e assenza di economie che ci permettano una riorganizzazione dei carichi di lavoro con altri soggetti da noi coinvolti e non da qualche emendamento parlamentare”.

Un comparto che, come è stato sottolineato durante il Consiglio Nazionale, vede aumentare il peso assistenziale e nel quale i carichi di lavoro sono ormai massacranti. Il tutto in un  sistema organizzativo che non potrà più garantire per tutti la presa in carico attraverso modelli di medicina di iniziativa, né la possibilità di accesso libero e tantomeno la accessibilità domiciliare.

“Inaccettabile – evidenzia Scotti – che nella discussione del Patto per la Salute ci sia, invece, chi si nasconde dietro la struttura contrattuale della Medicina di Famiglia quale causa della mancata integrazione con le altre figure professionali del territorio.  Il problema non è il modello contrattuale, ma i modelli organizzativi vetusti che alcuni uffici regionali continuano a proporre”.

In questo contesto, non certo entusiasmante, per la Fimmg si innesta almeno una nota positiva: la disponibilità mostrata dal ministro della Salute Giulia Grillo, che ha accolto con favore le ragioni alla base dello stato di agitazione della FIMMG. “Diamo atto al ministro di aver favorito una netta apertura rispetto a proposte a noi particolarmente care, tra le quali creare decontribuzione per l’assunzione del personale che assumeremo noi anche utilizzando il meccanismo del reddito di cittadinanza, che è un reddito anche differito. È possibile formare persone che diventino collaboratori di studio. Il medico che le assume per i primi due anni verrebbe poi sgravato per la quota del reddito di cittadinanza che la persona avrebbe ricevuto”.

I temi portati sul tavolo del ministro che ha coinvolto essendo presenti nella seconda parte dell’incontro i funzionari dell’INPS, riguardano anche la possibilità di inserire nella prossima finanziaria un intervento economico specifico su progettualità che coinvolgano lo studio del  Medico di Famiglia, così da creare un punto di accesso semplificato  alle cure per i cittadini. “Fare questo significherebbe valorizzare il ruolo dei Medici di Famiglia, valorizzare i collaboratori di studio e, nei fatti, realizzare una migliore assistenza grazie ai micro team che la FIMMG da tempo propone. Insomma – conclude Scotti – le soluzioni ci sono e molte di queste le abbiamo già individuate. Ora bisogna capire chi vuole concretamente stare dalla parte dei cittadini e del rispetto di quell’Articolo 32 della Costituzione che per tutti i medici è un punto di riferimento inalienabile”.

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