L’uomo è deceduto nel dicembre del 2017 dopo essere rimasto per tre ore in attesa di una visita in Pronto soccorso. Chiesto dalla famiglia una risarcimento complessivo di un milione e 950 mila euro

Rimase per tre ore in attesa di una visita sistemato su una barella del Pronto soccorso dell’ospedale di Brindisi.  Quel lasso di tempo, secondo il sostituto procuratore del capoluogo di provincia pugliese, sarebbe stato prezioso per salvare la vita al paziente. E invece l’uomo, un pensionato settantenne, sarebbe morto di li a poche ore.

Il decesso, secondo quanto appurato dagli accertamenti medico legali, sopraggiunse a seguito di un “progressivo cedimento della funzione cardiovascolare secondario a tamponamento cardiaco quale esito di dissecazione aortica di tipo A secondo Stanford occorsa in soggetto già affetto da aortocoronaroclerosi e ateromasia diffusa”.

La vicenda, raccontata da Brindisitoday, risale al 17 dicembre del 2017. L’uomo sarebbe arrivato in ospedale a bordo di un mezzo del 118 alle 11.06 con codice giallo. Nel capo di imputazione si farebbe riferimento a un “deficit di forza arto inferiore a destra e alterazione dell’eloquio in pz con già emiparesi destra da mielopatia cervicale”.

Tuttavia, solamente alle 14.36 sarebbe stato sottoposto a visita dal medico subentrante nel turno. Quest’ultimo avrebbe disposto una consulenza cardiologica e una tac torace addome. Il responso dell’esame avrebbe evidenziato una urgenza cardiologica in atto, più specificamente una dissecazione aortica.

L’accusa, dunque, ipotizza un ritardo nella diagnosi che sarebbe stato decisivo ai fini del suo trasferimento presso un’altra struttura per essere operato.

Un tempestivo intervento cardiochirurgico avrebbe potuto procurarne la guarigione o a incrementare consistentemente le speranze di vita.

La sera stessa del decesso i parenti avevano presentato una denuncia contro ignoti. La Procura aveva quindi aperto un fascicolo sul caso disponendo una perizia per accertare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità sul piano penale, a carico del personale sanitario.

Basandosi sugli esiti della consulenza il Pm ha chiesto al Gup il rinvio a giudizio del medico in servizio al momento dell’arrivo della vittima in Pronto soccorso. Il camice bianco è accusato di “negligenza, imprudenza e imperizia” , per aver omesso di visitare il paziente. Il legale della famiglia del defunto, inoltre, ha citato in giudizio l’Asl di Brindisi come responsabile civile.

Sempre sulla base della perizia disposta dal magistrato inquirente, l’avvocato ha avanzato una pretesa risarcitoria per i danni subiti per un importo complessivamente pari a circa 1,95 milioni di euro: 150mila euro ciascuno per le quattro sorelle e il fratello del pensionato più 300mila euro a testa per la vedova e per le tre figlie. L’udienza è stata aggiornata a ottobre.

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