Uno studio dell’Istituto Regina Elena di Roma individua un meccanismo alla base dell’aggressività dei tumori testa-collo

Nel mondo quasi una persona su due con un tumore presenta la mutazione del gene che produce la proteina p53. In moltissimi casi queste mutazioni trasformano p53 da “angelo buono”, soppressore dei tumori, in una delle proteine più aggressive della trasformazione maligna: in queste condizioni p53 non solo non svolge più le funzioni originarie, ma acquisisce proprietà oncogeniche che favoriscono il tumore. I ricercatori dell’Istituto Regina Elena di Roma hanno individuato un importante meccanismo d’azione di p53 mutata nei tumori testa-collo. I pazienti colpiti dalla neoplasia e con tale mutazione hanno in genere un decorso infausto, con una bassa risposta alla radio e chemioterapia. Ciò spiega l’urgenza di trovare strategie per bloccare l’azione di p53 mutata.

I risultati dello studio, pubblicati su Theranostics, dimostrano che, nei tumori testa-collo, p53 mutata è in grado di agire sull’attività di specifiche molecole di RNA con importanti funzioni regolatorie. Più precisamente, nella cellula tumorale una di queste molecole, il long ncMIR205HG indotto da p53 mutata, sequestra un piccolo micro-RNA, chiamato miR-590-3p. Questo soppressore tumorale una volta sequestrato non può più limitare la proliferazione incontrollata delle cellule maligne.

Spezzare il legame tra i due RNA ripristina le normali funzioni di miR-590-3p e rallenta la proliferazione e la capacità migratoria delle cellule maligne.

Il meccanismo d’azione di p53 mutata può quindi essere considerato un bersaglio per terapie molecolari di precisione nei tumori aggressivi della testa-collo. I tumori testa-collo rappresentano il 4% di tutte le neoplasie, ogni anno in Italia sono diagnosticati oltre 9.500 nuovi casi. Gli uomini, secondo i dati AIRTUM, sono i più colpiti dalla malattia e nella fascia d’età tra 50 e 69 anni è la quinta neoplasia più frequente.

“La ricerca – spiega Gennaro Ciliberto, che ha condotto lo studio assieme a Silvia Di Agostino – nasce dalla spinta a studiare quali nuove aberranti attività svolge la proteina p53 mutata. In futuro questi risultati potrebbero essere informazioni preziose per sviluppare terapie mirate a disarmare questo importante bersaglio”.

 

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