Nel procedimento tenutosi a Busto Arsizio che vedeva alla sbarra 40 tra medici e informatori scientifici, i giudici hanno assolto tutti gli imputati

Si è concluso con una assoluzione piena il processo che vedeva imputati, a Busto Arsizio, 40 tra medici e informatori scientifici della Sandoz di Origgio Sandoz, accusati di aver fatto prescrivere i farmaci Omnitrope e Binocrit in maniera massiccia in cambio di regali (viaggi, borse di studio, denaro contante).
L’inchiesta, che ha coinvolto numerosi ospedali in Italia, era partita nel 2012 e aveva preso le mosse da un’altra indagine della Procura di Rimini che riguardava il doping e l’utilizzo dell’Omnitrope in ambito sportivo per migliorare le prestazioni. Dalle intercettazioni era quindi partito il procedimento in questione.
Il gruppo di informatori farmaceutici, in particolare, era accusato di aver contattato numerosi medici operanti in strutture ospedaliere pubbliche e private in tutta Italia, ottenendo la loro collaborazione nell’incrementare le vendite dell’ormone per la crescita Omnitrope e del farmaco per la produzione di globuli rossi Binocrit (farmaci ampiamente utilizzati soprattutto in ambienti medico-sportivi come prodotti dopanti) in cambio di denaro o altri benefit, utilizzando a tal fine fondi della società stessa.
Il processo, però, si è risolto con l’assoluzione di tutti gli imputati, medici e informatori scientifici, con la lettura della sentenza da parte del presidente della collegio giudicante Piera Bossi.
Al termine delle discussioni da parte dei numerosi avvocati, il collegio si è ritirato in camera di consiglio per emettere poco dopo la sentenza che ha messo il punto a questa vicenda. I fatti, peraltro, erano stati denunciati dalla stessa casa farmaceutica che, nel frattempo, aveva licenziato tutti coloro che erano rimasti coinvolti nel processo.
Una scelta comprensibile alla luce delle accuse mosse.
Si andava infatti dall’associazione a delinquere alla corruzione, passando per l’istigazione alla corruzione, la distribuzione e somministrazione di farmaci in modo da arrecare pregiudizio alla salute pubblica, la concussione, la frode ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, per arrivare a falsità in atti, e comparaggio.
Era stato lo stesso pubblico ministero Giuseppe D’Amico, nella sua requisitoria, a smontare l’indagine svolta dal sostituto procuratore Mirko Monti e dai carabinieri del Nas di Bologna e dei colleghi di Busto Arsizio nel 2012. A quel punto aveva chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati poiché il fatto non sussiste, sottolineando che le accuse non sarebbero state supportate da adeguate indagini per dimostrare i reati contestati e il presunto accordo corruttivo.
Questa scelta ha semplificato non poco il lavoro dei giudici che, di fronte a questa richiesta, non hanno potuto fare altro che emettere un verdetto favorevole ai medici e agli informatori scientifici, assolvendoli.
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