I genitori di Charlie Gard ritirano la richiesta di portare il figlio negli States per una cura sperimentale perché, dichiarano, “Non c’è più tempo”

Si conclude la battaglia legale dei genitori di Charlie Gard per salvargli la vita. Chris e Connie, i cui volti verranno difficilmente dimenticati da quanti hanno seguito col fiato sospeso la vicenda del piccolo Charlie, hanno ritirato la richiesta di portare il bambino negli Stati Uniti per un trattamento sperimentale.
“Lasceremo andare nostro figlio con gli angeli”, hanno dichiarato tra le lacrime i giovani genitori del piccolo di 10 mesi affetto dalla rarissima e incurabile sindrome da deplezione del DNA mitocondriale.
Durante l’udienza di oggi davanti all’Alta Corte di Londra per esaminare il caso di Charlie Gard, ricoverato al Great Ormond Street Hospital di Londra, il legale dei genitori, Grant Armstrong, ha dichiarato che per il bambino è “passato troppo tempo, e il trattamento sperimentale proposto da un team internazionale non può ora offrire possibilità di successo. Per questo i genitori ritirano la richiesta di modificare la sentenza originale della Corte”, che autorizzava l’ospedale a staccare le macchine che tengono in vita il bimbo.
In un’aula silenziosa, Amstrong ha continuato dicendo: “Per Charlie è troppo tardi, il danno è stato fatto. Non è più nel migliore interesse del piccolo perseguire questo corso di trattamento”.
Armstrong ha poi descritto i risultati degli esami medici, che sono stati esaminati da Michio Hirano, il medico americano che aveva proposto il protocollo sperimentale. “Charlie ha subito un’estesa atrofia muscolare, un evento irreversibile. Neanche con il protocollo ci sono possibilità di un miglioramento”, questa la conclusione del team di specialisti internazionali.
“I genitori hanno combattuto per preservare la vita di Charlie quando pensavano che fosse nel suo interesse. Una volta stabilito che non c’era alcuna possibilità medica, hanno accettato il consiglio legale di ritirare i procedimenti” ha continuato Armstrong. Che conclude: “A questo punto il denaro raccolto dai genitori per trattare il piccolo non andrà perso. I genitori vogliono dar vita ad una fondazione, perché altri pazienti con malattie mitocondriali possano beneficiare di un trattamento il più precoce possibile”.
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