La tragedia riguarda un infermiere suicida in sala operatoria che si è tolto la vita con una flebo di cloruro di potassio e anestetico

Aveva 52 anni l’infermiere suicida in sala operatoria che, per uccidersi, ha deciso di iniettarsi una dose letale di cloruro di potassio e anestetico. Il tragico episodio, che risale a qualche giorno fa, è avvenuto all’Ospedale Civico di Palermo.
Era qui, infatti, che l’infermiere suicida in sala operatoria prestava servizio da molti anni, e nello specifico, nel reparto di urologia dell’Ospedale. Solo da poco era stato impiegato anche nella sala operatoria di Ortopedia.
Tutti i tentativi dei sanitari di rianimare l’uomo, però, sono stati vani. La flebo contenente una dose elevatissima di cloruro di potassio, associato a un anestetico, è stata letale.
Durissimi i commenti dei sindacati sulla vicenda, come quello di Mario Di Salvo, della Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori sanità) che, intervistato da Palermo Today, ha dichiarato: “È stata una morte annunciata. Si dirà che è un fatto privato e che l’ambiente di lavoro non c’entra nulla, ma tutti noi sappiamo che ciò non è vero, o, meglio, che non è del tutto vero, come non lo è stato per i casi precedenti”.
“Anni fa – prosegue Di Salvo – la Fials-Confsal è venuta a conoscenza che, a seguito di alcune indagini del servizio di Psicologia, gran parte del personale di questa azienda è da anni inBurnout”, elegante definizione anglofona che introduce a disturbi del comportamento ancora più gravi, sino al limite del gesto estremo. Successivamente, questo argomento scottante è stato trattato in numerose riunioni che non hanno sortito alcun piano operativo. Nulla di concreto è stato fatto sinora, se non ignorare e nascondere i gravissimi e ripetuti campanelli di allarme. Nel frattempo si sono succeduti tantissimi eventi sentinella e alcuni suicidi, molti dei quali “annunciati”. Eppure l’azienda si è dotata di tutti gli strumenti che la legge prevede, senza poi farne alcun uso degno di menzione”.
Una situazione definita dal sindacato come “inumana e intollerabile”, e che coinvolge molti dipendenti all’interno del nosocomio palermitano.
“La Fials-Confsal – ha dichiarato ancora Di Salvo – non intende più soprassedere all’indifferenza di un apparato che da anni si sarebbe dovuto interessare del benessere psico-fisico dei dipendenti, piuttosto che preoccuparsi di progetti faraonici che non hanno registrato alcun successo in termini di efficienza ed efficacia nell’assistenza, sottoponendo il personale di tutti i profili professionali alla quotidiana tortura dell’indifferenza. La Fials-Confsal intende denunciare il muro di gomma sul quale rimbalzano le istanze da anni inoltrate e, puntualmente, ignorate. Non possiamo più sorvolare sulla logica secondo la quale il più debole può morire, tanto era “fuori di zucca” e sarebbe successo comunque”.
Come denunciato dal sindacato, infatti, a causare la situazione di forte stress del personale sanitario sarebbe una logica del precariato portata all’esasperazione, con condizioni lavorative ben oltre i limiti di sopportazione e in cui lo sfruttamento dei lavoratori è una prassi consolidata.
In questo quadro drammatico, l’episodio che ha visto protagonista l’infermiere suicida in sala operatoria si inserisce in un contesto di disumanizzazione del lavoro, nel quale i diritti dei dipendenti non vengono adeguatamente tutelati.
 
 
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