È accaduto un paio d’anni fa ma, riguardando il caso per ragionarne in un corso, non posso che soffermarmi di nuovo su un tema già affrontato in un articolo pubblicato recentemente.

Di certo il Laser o meglio “i Laser” rappresentano un valido ausilio cui l’odontoiatra può ricorrere in un moderno approccio di svariate patologie della bocca: secondo alcune fonti il 6-8% dei dentisti italiani ne possiede uno contro il 36-38% di quelli giapponesi.

Gli utilizzi sono differenti e vanno ad interessare tutte le branche dell’odontoiatria sino alla dermatologia e alla estetica dei tessuti periorali.

Le caratteristiche dei Laser sono differenti: vengono distinti in chirurgici e non chirurgici in base alla lunghezza d’onda e alla energia e potenza, più alta per i primi e più bassa per i secondi.

Il loro utilizzo, e questo vale soprattutto per quelli chirurgici, non è scevro da rischi e necessita di una buona conoscenza del Laser in stretto riferimento all’azione che esso dovrà, di volta in volta, svolgere. Per evitare di procurare danni ed ottenere risultati soddisfacenti occorre seguire corsi di formazione e di aggiornamento e non limitarsi a seguire le indicazioni fornite dai produttori o dagli informatori scientifici.

Gli effetti dell’energia fotonica all’interno di un tessuto (interazione laser-tessuto) e le differenti profondità di penetrazione sono in relazione sia al tipo di laser utilizzato sia alle caratteristiche intrinseche del tessuto sul quale andranno ad agire: tutto ciò deve essere ben noto all’operatore.

Una parte dell’irradiazione viene parzialmente riflessa all’interno e all’esterno dei tessuti e ciò rappresenta un fattore di rischio che deve essere considerato (esterno= occhiali protettivi, controllo superfici riflettenti, accessi vietati alle aree di utilizzo ecc.).

Inoltre se alle energie elevate si uniscono durate eccessive di trattamento, possono realizzarsi effetti indesiderati, rappresentati soprattutto dalla produzione di calore che può raggiungere con facilità anche diverse centinaia di gradi centigradi, cosa che può causare particolari problemi se avviene all’interno di una tasca parodontale.

Di sicuro non è stato fortunato questo paziente che si è rivolto allo studio del curante lamentando fastidio ad un impianto inserito alcuni anni prima. L’esame radiografico TC Cone Bean, associato alla evidenza clinica di infiammazione locale, mette in evidenza una sofferenza periimplantare nel terzo quadrante della bocca (impianto in sede 35).

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Come si può facilmente notare, la porzione apicale dell’impianto è posizionata in prossimità del canale del nervo alveolare inferiore (NAI), esattamente nella zona della sua fuoruscita al forame mentoniero. I colleghi potranno notare anche una netta immagine del canale stesso mesialmente alla zona di superficializzazione, che indica prosecuzione del canale verso la zona mediana e caratterizza ciò che viene definito “loup del NAI”, se raggiunge e si congiunge con analoga situazione controlaterale.

Ebbene il collega decide di eseguire una applicazione di Laser e, non sappiamo se per utilizzo di un Laser non adatto (eccessiva potenza) o per scarso assorbimento tissutale che favorisce maggior penetrazione del fascio, o per eccessiva durata della applicazione, si determina una eccessiva, indesiderata e dannosa produzione di calore che, all’istante, determina l’insorgenza di un’area di anestesia nel territorio di innervazione del ramo mentoniero del NAI.

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Purtroppo, come si è visto, il paziente presenza l’anastomosi nervosa dei rami mentonieri con presenza di voluminose fibre crociate che garantiscono collegamento diretto e massivo con il lato controlaterale. Il danno che si produce, e che a distanza di sei mesi verrà considerato permanente, interessa da subito tutto il territorio della cute del mento, della mucosa interna del labbro inferiore e il test di sensibilità trigeminale nel territorio del nervo alveolare inferiore (area cutanea del mento e del labbro inferiore) evidenzia “una grave ipoestesia bilaterale che si associa a una assenza del riflesso inibitorio masseterino – MIR per stimolazione a destra e sinistra.”

Non accusiamo il Laser!!!

Allo stesso modo dovremmo accusare il bisturi se il chirurgo creasse lacerazioni improprie!!!

L’unica considerazione, già esternata nel recente articolo proposto, è quella di mettere in atto terapie delle quali si sia pienamente esperti e non improvvisarsi nell’utilizzo di apparecchiature meravigliose solamente seguendo le poche indicazioni fornite da chi ce le vende.

La differenza la fa sempre il professionista, non lo strumentario che utilizza.

 

Dr. Marco Brady Bucci

(odontoiatra Forense)

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